BONNANARO

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO
Il paese di Bonnanaro è situato nella parte nordoccidentale della Sardegna, nella regione del Logudoro, a circa 35 km dal capoluogo di provincia Sassari, e facilmente raggiungibile poiché distante meno di 2 km dalla strada statale 131, arteria principale dell’isola.
Il territorio è prevalentemente collinare e il centro abitato è stato costruito nelle pendici a sud-est dell’altopiano del “Monte Pelao”, un massiccio che si estende per diversi chilometri in lunghezza e che sembra avere quasi la funzione di proteggere il paese soprattutto dai venti provenienti da nord-ovest, che sono quelli più comuni in Sardegna.
La parete rocciosa che si affaccia per l’intera lunghezza sull’altopiano del Monte Pelao segna il confine occidentale con i territori di Siligo e Bessude. Per un breve tratto a ovest, Bonnanaro confina anche con Borutta, e proprio tra Borutta, Bessude e Bonnanaro si trova il punto altimetrico più elevato del territorio, a circa 670 metri sul livello del mare, denominato “Sa Rocca ’e sa Niera”. Questo nome deriva dalle funzioni che in passato aveva quel determinato rocciaio, e cioè di conservare la neve (“nie” in sardo) che cadeva in inverno in modo da poter essere utilizzata fino all’estate successiva.
Il confine territoriale con Siligo si estende da nord ovest per tutta la porzione settentrionale del territorio, e precisamente alle pendici del Monte Santo fino a una località chiamata “Malafar/Malavarre”. Per il nome di questa località si possono citare almeno due ipotesi. La prima legata all’orografia e quindi “Mala” (brutta) e “varre” (valle) intendendo la brutta, scoscesa, impervia vallata stessa. La seconda ipotesi è molto più curiosa e farebbe derivare il nome “Malafar” da “mal affare”, da riferirsi al pessimo affare che facevano i viandanti che si ritrovavano a passare per queste zone, nei pressi dell’odierna S.S. 131, per via dei fenomeni di banditismo favoriti dalla natura di quei luoghi impervi e isolati.
Se si osserva il territorio di Bonnanaro dalla S.S. 131, si può notare come il costone occidentale del Monte Pelao vada a digradare fino al punto più basso che è proprio la Carlo Felice e vada poi a riprendere quota verso est fino al punto più alto costituito dal “Monte Santo”, andando a formare una sorta di vallata che poi non è altro che il risultato dell’erosione, avvenuta nel tempo, della superficie fra queste due montagne una volta unite tra loro.
Se la porzione occidentale di Bonnanaro è caratterizzata da boschi di alto fusto e macchia mediterranea, di contro, la parte orientale è più pianeggiante e adatta alle coltivazioni, non a caso una vasta regione territoriale prende il nome di “Su Campu” (il campo), ed è li che prosperano le colture di piante da frutto, tra cui vigneti, ciliegeti e oliveti, che da sempre hanno dato fama e lustro al paese.
Il confine orientale è interamente col territorio di Mores, mentre quello meridionale è interamente con Torralba.
IL PAESE
Se guardiamo il paese di Bonnanaro dall’alto notiamo subito quale era il nucleo abitativo originario, con stradine strette e tortuose, talvolta lastricate, e con tutti i servizi un tempo utilizzati dalla comunità, quali ad esempio la fontana pubblica e l’antico lavatoio.
Nella parte ovest ci sono ancora tracce di antichi palazzi nobiliari risalenti addirittura al Seicento e al Settecento, alcuni non proprio in buone condizioni, e altri edifici meglio conservati, come ad esempio il Palazzo Passino costruito nell’Ottocento.
L’espansione del paese verso est, addirittura fino alle pendici del Monte Arana, è avvenuta durante il secolo scorso con degli impianti abitativi e reti viarie più regolari, tipiche delle configurazioni più recenti. Oggi le vie più importanti del paese sono quelle di collegamento con altri comuni, quali Torralba e Borutta, e verso la S.S. 131.
Il paese offre tutti i servizi essenziali, quali le scuole, i supermercati, la banca e le poste, il distributore di benzina, impianti sportivi e spazi di aggregazione sociale e culturale.
LE ORIGINI E LA STORIA
Le domus de Janas rinvenute in località “Corona Moltana” e “Sorroi” testimoniano la presenza antropica nel territorio di Bonnanaro già a partire dal Neolitico Recente, vale a dire circa 5000 anni fa. Appartengono invece all’età del Bronzo Antico, databile tra il 1800 e il 1600 a.C., i più importanti ritrovamenti archeologici, precisamente dei vasi e altri manufatti ceramici di varie dimensioni, utensili, ma anche resti umani, che data la loro rilevanza conferiscono a quel determinato periodo storico il nome del paese in cui sono avvenuti i ritrovamenti, dando a tale epoca l’appellativo di “Cultura di Bonnanaro”.
Abbiamo certezza della frequentazione umana del territorio anche nell’epoche successive, quella nuragica, fenicia e romana, per via dei monumenti archeologici arrivati fino a giorni nostri. Invece, le prime attestazioni scritte dell’esistenza della villa di “Gonnannor”, l’antico nome di Bonnanaro, si trovano nel condaghe di San Nicola di Trullas che ne traccia la nascita intorno all’anno 1000, quindi in pieno periodo giudicale. Apparteneva infatti al giudicato di Torres, sotto la curatoria, o distretto, del Meilogu, e vi rimase fino all’anno 1259, che corrisponde alla fine del giudicato. Il territorio passò quindi nelle mani della famiglia genovese dei Doria, rimanendoci per circa un secolo nonostante diversi attacchi da parte del giudicato di Arborea e talvolta degli aragonesi arrivati in Sardegna intorno al 1320.
Fu un matrimonio, probabilmente di convenienza, tra la giudicessa Eleonora d’Arborea e Brancaleone Doria a unire queste due famiglie contro le minacce dei nemici spagnoli, che si stavano rafforzando sempre di più, e che raggiunsero il loro scopo di colonizzare l’intera isola nel 1420, dando inizio al periodo del feudalesimo. Seguirono circa tre secoli in cui i territori passarono nelle mani di diverse famiglie ma il malcontento stava iniziando a non essere più sopportabile, tanto che nel 1795 anche Bonnanaro si unì alle rivolte feudali proclamate nei territori vicini. Queste rivolte diedero il risultato che nel 1820 fu proclamato l’editto delle chiudende, che strappò di mano i terreni ai grandi feudatari e istituì la proprietà privata, e che portò alla fine del feudalesimo circa vent’anni più tardi.
ETIMOLOGIA DEL NOME
Una teoria interessante sull’origine del nome di Bonnanaro è quella che lo lega a un’erba perenne chiamata in sardo “Erba Bunnaneru”, e che in italiano è il Camedrio. Non si capiscono bene le motivazioni per cui in sardo questa pianta venga chiamata in questo modo, visto che non è specie endemica del territorio di Bonnanaro e non è nemmeno diffusa al punto tale da influenzare la scelta sul nome di un paese, ma è invece presente in tutto il territorio regionale e anche in buona parte di quello nazionale.
Una teoria più consistente invece è quella secondo cui il nome originario era “Gonar”, che poi divenne “Gonnannor”, costituito dalla radice “Gonn-”, che in greco significa “collina”, e dal suffisso “-annor”, che come si può ritrovare in altre località della Sardegna, vuol dire semplicemente “insediamento umano”, dando quindi all’antico nome “Gonnannor” il significato di insediamento umano in collina.
ECONOMIA
L’economia del paese di Bonnanaro si basa prevalentemente sull’agricoltura e in misura minore sull’allevamento di bestiame. La fertilità e le caratteristiche dei suoli, insieme ai suoi microclimi, permettono la coltivazione di una varietà di ciliegia di colore rosato e con un calibro non molto grande, dal gusto non estremamente dolce, ma aspro al punto giusto, conosciuta in tutta la Sardegna come ciliegia di Bonnanaro. Da oltre trent’anni, a inizio giugno, si tiene la fiera delle ciliegie che attira visitatori da tutta l’isola e che possono gustare non solo questo frutto, ma anche un’altra specialità del territorio, i suoi vini.
Bonnanaro può vantarsi di essere stata riconosciuta sia città del vino, sia città delle ciliegie. La particolarità dei suoi terreni, in maggior parte sabbiosi, ma anche vulcanici e calcarei conferiscono al vino delle caratteristiche molto apprezzate, sia oggi, ma anche in passato, tanto che fino a pochi decenni fa a Bonnanaro era attiva la cantina sociale a cui piccoli e grandi viticoltori conferivano le proprie uve per la loro trasformazione e commercio in tutto il territorio regionale. Se si pensa che non molto tempo fa a questa cantina venivano conferite uve la cui produzione arrivava a coprire un’estensione di 500 ettari si ha un’idea dell’importanza che la cantina sociale svolgeva per l’economia del paese.
Anche l’olivicoltura è molto attiva nel paese, ed è presente anche un oleificio che dà un ottimo servizio alla comunità, in quanto consente di molire le olive appena raccolte dall’albero ottenendo così un olio di altissima qualità.
Sempre legato all’agricoltura, anche se oggi meno diffuso, è anche un altro prodotto tipico, la cipolla bianca di Bonnanaro.
L’economia del paese è alimentata anche dal settore dei trasporti e del commercio, con rivendite di materiali per l’edilizia, per l’agricoltura, un centro di lavorazione delle pelli, un centro equestre, centri per la cura della persona, attività di ristorazione e pernottamento.
FESTE E SAGRE
Il santo patrono di Bonnanaro è San Giorgio celebrato il 23 aprile nella chiesa parrocchiale situata al centro del paese. Di solito i festeggiamenti durano diversi giorni e comprendono sia festeggiamenti religiosi, sia festeggiamenti civili. Per quanto riguarda i primi, si celebrano le messe e si svolge una processione, con i fedeli che, sia a piedi che a cavallo, e alcuni anche con il costume tradizionale locale, accompagnano la statua del Santo lungo le vie del paese. I festeggiamenti civili organizzati da un comitato includono esibizioni di artisti famosi anche a livello nazionale spettacoli e manifestazioni culturali.
Cronologicamente le feste a Bonnanaro iniziano a gennaio, celebrando Sant’Agnese il 21 e San Sebastiano il 28 solo con riti religiosi.
A fine giugno e a fine agosto si onora San Giovanni Battista in una chiesa foranea che in realtà risulta in agro di Mores ma molto vicina al territorio di Bonnanaro.
Tra fine luglio e inizi di agosto si svolgono i festeggiamenti per Santa Barbara nella chiesa poco distante dal paese, soprattutto con riti religiosi.
Il calendario delle feste religiose si chiude l’8 settembre con le celebrazioni per la Madonna di Monte Arana. Oltre a varie messe nella chiesetta poco distante dal centro abitato e sull’omonimo rilievo, si tengono anche dei festeggiamenti civili con momenti di ritrovo conviviale per tutta la popolazione.
Per quanto riguarda le sagre, a Bonnanaro se ne tengono principalmente due che esaltano e promuovono i prodotti tipici locali. In primavera vi è la manifestazione enogastronomica conosciuta col nome di “Chentinas”, mentre i primi di giugno si svolge la famosa sagra della ciliegia, che spesso coincide la data del 2 giugno.
GASTRONOMIA
La gastronomia di Bonnanaro è fortemente legata al suo territorio e ai suoi frutti. La produzione di grano, oggi ridotta rispetto al passato, ci ha tramandato dei piatti a base di impasti come gli gnocchetti e i ravioli, ma anche il pane con le sue varietà quotidiane o quello decorato per le occasioni di festa.
I prodotti di derivazione animale comprendono l’utilizzo di tutti le parti della bestia, quindi anche le interiora, la “cordula” e il “sanguinaccio”, insieme ovviamente ai tagli più pregiati, oltre ai comuni agnelli e maialetti cucinati arrosto in occasione delle ricorrenze più importanti.
La tradizione orticola locale vede l’utilizzo di tutti i prodotti che offre la stagionalità delle verdure e dei legumi, mentre la cipolla già menzionata fa parte quasi quotidianamente delle preparazioni culinarie.
I dolci sono quelli tipici logudoresi, tra cui “pabassinos”, “tericcas”, “casadinas”, “cattas”, “copulettas” e “piricchittos”.
CHIESE E ARCHEOLOGIA
La chiesa parrocchiale di Bonnanaro è quella dedicata a San Giorgio, situata al centro del paese, antistante la piazza principale. L’edificio risale al XVI secolo anche se ha subito diverse ristrutturazioni soprattutto tra il XIX e il XX secolo che ci hanno consegnato la chiesa in stile neoclassico che vediamo ai giorni d’oggi. La facciata nella parte inferiore presenta quattro semicolonne, due per lato, con al centro l’enorme portone ad arco, e nella parte superiore altri elementi decorativi, tra cui una vetrata a forma di mezzaluna, e la cornice del timpano che funge anche da cornicione per il tetto a due spioventi. Il campanile sulla destra ha sezione quadrata. All’interno la chiesa presenta un’unica navata suddivisa da archi in tre campate, con tre cappellette per lato, e copertura a volta in pietra a vista.
Nella parte occidentale del paese sorge la chiesa di Santa Croce, sede della omonima confraternita, risalente ai primi anni del XVII secolo, e anch’essa oggetto di ristrutturazione nel XIX secolo. Si affaccia su una piazzetta in ciottolato e ha una struttura abbastanza semplice con portone squadrato sormontato da un timpano che va ad incorniciare per intero il tetto a due spioventi, e una finestrella a mezzaluna. All’esterno si possono notare i contrafforti e un piccolo campanile a vela, mentre all’interno vi è un’unica navata con due piccole cappellette laterali. L’altare in marmo, finemente decorato, risale al 700.
A poche centinaia di metri dal centro abitato in direzione ovest, lungo via Santa Maria, si trovano due chiese, la prima è Santa Maria Iscalas, e poco più avanti vi è la chiesa di Santa Barbara.
La chiesa di Santa Maria Iscalas risale al XVII secolo, ricostruita a seguito di crolli su un impianto di inizio secolo, è ubicata sull’impianto di una preesistente chiesa medievale. Esternamente si presenta con una struttura in pietra a vista, una facciata con quattro colonne e capitelli decorati, un timpano e una cornice sottostante anch’essi finalmente decorati che incorniciano il portone di ingresso squadrato. Nella parte superiore della facciata è presente una finestra rettangolare, mentre nelle pareti laterali si notano i contrafforti che rafforzano gli archi interni che suddividono in campate l’unica navata centrale. La chiesa è stata oggetto di recenti ristrutturazioni e scavi all’interno di essa, durante i quali sono venute alla luce le tracce dell’esistenza di una chiesa medievale e di strutture che potevano essere delle vasche o delle sepolture, specialmente nella parte del presbiterio.
A circa 400 metri di distanza possiamo trovare la chiesa di Santa Barbara, databile a fine del XVII secolo è stata oggetto di ristrutturazione in tempi recenti e oggi si presenta intonacata con uno stile moderno. Si tratta di un piccolo e modesto santuario di pianta rettangolare che ha l’ingresso nella parete laterale.
A circa 2 km dal centro abitato vi sono i resti della chiesa di San Basilio. Un edificio che risale al XVIII secolo costruito sulle fondamenta di una chiesa più antica che doveva essere la parrocchiale del villaggio di “Nieddu” scomparso nel XVI secolo, e che oggi dà il nome a quella porzione di territorio e al nuraghe nei pressi. La struttura della chiesa in blocchi di basalto a vista oggi si trova in stato di rudere, con il tetto crollato in più parti, permangono i muri perimetrali e la facciata con l’ingresso ad arco.
A circa 1 km dal centro abitato in direzione est percorrendo via Monte Arana si raggiunge la chiesa costruita ai piedi dell’omonimo monte, dedicata alla Madonna delle Grazie. Fu costruita nel XVIII secolo in pietra vista ed è caratterizzata da motivi con forme ogivali non solo negli ingressi ma riprese anche nella finestrella e nel piccolo campanile a vela. L’interno è a pianta rettangolare con due ambienti, in cui sia l’altare che il crocifisso e la copertura sono in legno. Adiacente alla chiesa vi è un bel piazzale esterno e un ampio salone, un tempo utilizzato per ospitare i fedeli che si recavano in pellegrinaggio al santuario, oggi ha principalmente una funzione di aggregazione sociale per i devoti che si recano alla chiesa per le celebrazioni in onore della Vergine l’8 settembre.
L’importanza dei ritrovamenti archeologici avvenuti nel territorio è stata tale da aver conferito a una determinata epoca storica addirittura il nome di Cultura di Bonnanaro. Sono principalmente rinvenimenti trovati nelle domus de Janas di “Corona Moltana”, necropoli composte da cinque tombe di struttura piuttosto semplice ma con all’interno elementi votivi che testimoniano dei riti sepolcrali di accompagnamento dei defunti all’aldilà. Diverse ossa umane sono state effettivamente trovate in alcune campagne di scavo.
L’età immediatamente successiva, cioè quella nuragica, ci restituisce un numero consistente di nuraghi in proporzione all’estensione del territorio, se ne contano infatti circa una ventina, di cui la maggior parte sono nuraghi monotorre, ma si trovano anche nuraghi complessi, e alcuni con i resti dei villaggi circostanti.
Il territorio fu frequentato anche nelle epoche successive, quella punica e quella romana, e di quest’ultima si è avuto un ritrovamento di quella che doveva essere una stazione di posta e di riposo per i tragitti nel punto in cui l’arteria viaria principale della Sardegna, Cagliari – Porto Torres, si diramava in direzione Olbia.
SUL TERRITORIO
Nuraghe
Nuraghe
Nuraghe
Nuraghe
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NUMERI UTILI
FARMACIA
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COMUNE
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