GIAVE

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO
Il paese di Giave sorge su un altopiano basaltico posto in posizione dominante sulle pianure sottostanti di “Campu Giavesu” e della “Valle dei Nuraghi”.
Il centro abitato ha un’altezza di circa 600 metri sul livello del mare, eppure non è questa l’altitudine più alta di tutto il territorio, ma è il “Monte Traessu” che supera i 700 metri. Di contro, le pianure più basse raggiungono solamente 240 metri sul livello del mare, rendendo Giave un territorio con differenze altimetriche piuttosto importanti. Giave confina a nord con Thiesi, Cheremule e Torralba, a est e a sud con Bonorva, e sud e a ovest con Cossoine, territorio con cui si spartisce l’imponente “Monte Traessu”, così chiamato perché si trova in una posizione trasversale rispetto ai tre importanti depositi idrografici del territorio: il “Temo”, il “Coghinas” e il “Riu Mannu”.
A est del centro abitato, verso Bonorva, si erge il rilievo di “Planu Roccaforte”, che un tempo ospitava l’omonimo castello costruito dai Doria negli anni 30 del XIV secolo con l’intenzione di controllare dall’alto tutta la vallata, compresa la strada che collegava la Sardegna da sud a nord e che poi si diramava anche verso Olbia. Circa un secolo dopo, il castello venne conquistato e distrutto dagli aragonesi e oggi si possono notare solo pochissimi resti.
Le pianure di “Campu Giavesu” e della “Valle dei Nuraghi” sono ricche di ritrovamenti e siti archeologici che dimostrano la presenza di insediamenti umani nel territorio di Giave fin dalla preistoria.
IL PAESE
Il paese è attraversato per intero da un unico lungo viale che ha due denominazioni, Corso Repubblica prima e Viale San Cosimo dopo, che porta appunto al santuario foraneo dedicato a San Cosimo e Damiano. Sul viale si affacciano antiche case e villette nobiliari, nonché una meravigliosa pineta, luogo di aggregazione per gli abitanti, soprattutto in periodo estivo, quando spesso le serate sono arricchite da eventi e manifestazioni di vario genere.
Il centro storico è molto ordinato con strade e piazzette in ciottolato in cui case antiche con pietra a vista si alternano a edifici moderni. Sono diversi i murales che abbelliscono le vie del paese.
LE ORIGINI E LA STORIA
Le prime testimonianze scritte che riguardano la villa di Giave si trovano nel condaghe di San Nicola di Trullas, che nel XII secolo parla di aggregazioni di abitazioni in una villa chiamata “Iaphe”, o “Iafe”, localizzate un po’ più a valle del paese che conosciamo oggi e attorno all’antica chiesa di San Sisto. Siamo nel periodo degli insediamenti romanici e l’altopiano di Giave offriva una vista quasi a 360 gradi sui territori sottostanti e particolarmente sull’antica arteria viaria di collegamento tra Cagliari e Porto Torres, e la diramazione per Olbia. Pertanto, i romani stessi, decisi ad avere il pieno controllo sulle porzioni di suolo che comandavano, insediarono piccoli centri abitativi nei luoghi più strategici di tutto il territorio di Giave. Centri che poi scomparvero per diversi motivi verso la fine del 1300, con i loro abitanti che si trasferirono presso nuove aggregazioni abitative dando forma al paese che conosciamo oggi.
Durante il periodo giudicale, come tutte le ville questa parte della Sardegna, Giave apparteneva al giudicato di Torres sotto la curatoria di “Cabuabbas” fino al 1259, anno in cui l’ultima giudicessa di Torres, Adelasia, morì senza lasciare eredi. Il suo territorio passò così nelle mani della famiglia genovese dei Doria. Le invasioni aragonesi che iniziarono negli anni 20 del XIV secolo e le dispute con i giudici di Arborea interessarono fortemente anche il territorio di Giave, colpendo uno dei suoi maggiori punti di forza, il castello di Roccaforte, teatro di scontri, distruzioni e ricostruzioni che durarono addirittura un secolo.
L’anno 1436 segna un punto di svolta, il feudo di Cabuabbas viene diviso in due: i territori di Bessude, Cheremule e Thiesi passano nelle mani dei fratelli Manca di Sassari, mentre i territori di Cossoine e Giave passano nelle mani del notaio sassarese Serafino di Montagnana. Il periodo feudale non era per niente facile per i contadini, i quali subivano vessazioni e richieste di tributi di ogni genere sull’uso dei terreni che lavoravano, allo scopo di arricchire sempre di più i grandi feudatari.
Anche Giave sul finire del XVIII secolo partecipò alle rivolte contro il feudalesimo che si stavano animando in tutti i paesi circostanti e che terminarono con l’abolizione del feudalesimo e con l’editto delle chiudende a partire dal 1820.
ETIMOLOGIA DEL NOME
Il nome “Iafe” si trova per la prima volta nel condaghe di San Nicola di Trullas a partire dal XII secolo, e successivamente in altri documenti sia con la calligrafia con la “f” che con “ph” Iaphe, ma anche con “v” Iave. La “i” iniziale viene a volte sostituita con “j”, e proprio nell’anno 1436 si ha la prima attestazione scritta del nome con cui oggi chiamiamo il paese di Giave. Si discute invece se Giave possa corrispondere al famoso paese di origine punica conosciuto come “Hafa”, che secondo gli studiosi rappresentava lo snodo verso Olbia dell’antica arteria viaria Cagliari-Porto Torres.
ECONOMIA
L’economia di Giave è legata fortemente al suo territorio.
Le ampie pianure di Campu Giavesu e dalla Valle dei Nuraghi con i loro terreni fertili sono state sfruttate fin dall’antichità fino ad oggi per agricoltura e allevamento.
La zona industriale di Campu Giavesu ospita oggi diverse attività che vanno dalla produzione e vendita di formaggi e mangimi, a negozi ed esposizioni di case in legno e arredi per interni, fino a un moderno e molto frequentato ristorante.
FESTE E SAGRE
Il santo patrono di Giave è Sant’Andrea celebrato il 30 novembre.
Il paese è molto devoto anche a Santa Rita da Cascia, celebrata il 22 maggio e preceduta da una novena molto partecipata dai fedeli non solo di Giave ma provenienti anche da molti paesi limitrofi.
A metà luglio invece si tengono le celebrazioni per San Sebastiano che comprendono anche l’ardia, una sorta di esibizione a cavallo in cui i cavalieri in coppia o in tre, tranne il primo cavaliere che è da solo e viene chiamato “su caddu ’e punta”, indossando i costumi tradizionali, si lanciano in corsa lungo la via principale del paese.
La festa più sentita e partecipata, anch’essa anticipata da una novena, avviene tra il 26 e il 28 settembre, ma può durare anche una settimana, e omaggia i santissimi Cosma Damiano e Pantaleo, nel celebre santuario e piazzale antistante, teatro di cerimonie religiose, manifestazioni folkloristiche, ed esibizioni artistiche che culminano nel meraviglioso spettacolo pirotecnico che si tiene ogni anno la sera del 26 settembre.
GASTRONOMIA
La gastronomia del paese è fortemente legata ai prodotti derivanti dal territorio, e, grazie alla fertilità dei terreni pianeggianti del noto “Campu Giavesu”, sono numerosi i piatti che hanno origine dalle coltivazioni del grano.
Dagli allevamenti di bestiame si fanno degli ottimi arrosti sia di maialetti che di agnelli, mentre la carne suina viene utilizzata in tutti i suoi tagli e per la preparazione della salsiccia.
Per quanto riguarda i dolci, questi vengono preparati soprattutto durante il carnevale, ma anche per l’omaggio ai santi durante le loro celebrazioni, come ad esempio i diversi tipi di pane finemente decorato che si prepara per Santa Rita.
CHIESE E ARCHEOLOGIA
La chiesa parrocchiale di Sant’Andrea è stata costruita nel 1583 in stile gotico catalano, e ha subito una grossa ristrutturazione nel 1788. Sono le due date che si trovano scolpite in due punti della chiesa e secondo gli studiosi simboleggiano questi due avvenimenti. Ha una facciata a capanna con un portone ad arco in bronzo che si apre verso l’interno della chiesa, che ha un’unica navata suddivisa in cinque campate sostenute da archi, che a loro volta si aprono lateralmente in cappellette laterali intitolate a diversi santi. L’alto campanile ha forma ottagonale e ospita tre campane.
Nella parte sud ovest del paese, edificata in periodo medievale in stile romanico, in posizione panoramica verso le vallate sottostanti, c’è la chiesa di San Sisto. La costruzione originaria è stata oggetto di ristrutturazioni e aggiunte in vari periodi temporali. La facciata, che dà su un ampio piazzale antistante, è in blocchi calcarei e presenta diversi elementi decorativi, il portone ad arco si apre verso un’unica navata, mentre all’esterno nei pressi dell’abside vi è il campanile biforato.
Al centro del paese vi è la chiesa di Santa Croce. La scultura di una data su una pietra sopra il portone d’ingresso ci dice che è stata costruita nel 1671. La facciata è in blocchi calcarei con un ampio rosone, e, sotto, un portone squadrato decorato con colonne laterali in muratura. All’interno, l’unica navata è suddivisa in tre campate, e l’altare in marmo ospita un bellissimo retablo ligneo.
A circa 1 km dal centro del paese sorge la chiesa dei santi Cosimo e Damiano a cui si aggiunge anche San Pantaleo, che secondo alcune testimonianze, in origine, era addirittura l’unico santo, protettore dei medici, a cui venne intitolata la chiesa. Solo in tempi successivi il santuario venne intitolato anche agli altri due santi fratelli, anch’essi protettori dei medici, forse per voler rafforzare la fede e le preghiere soprattutto in tempi di malattie e pestilenze. La chiesa esternamente è completamente bianca e priva di decorazioni, mentre all’interno presenta tre navate divise da archi.
Il territorio di Giave è ricchissimo di testimonianze archeologiche che partono dai tempi del neolitico, come le diverse tombe dei giganti presenti sia nella località “Campu Giavesu” che nella “Valle dei Nuraghi”, e sia appunto i nuraghi, molto numerosi sul territorio, ma di cui forse il più rappresentativo è il nuraghe “Oes”. Nuraghe complesso con una torre centrale alta 13 metri e con un diametro di 16, due torri laterali e un cortile interno. In origine il mastio prevedeva tre camere sovrapposte con dei solai in legno ora non più esistenti. Questi ambienti si potevano raggiungere tramite una scala a spirale ancora oggi ben conservata. L’analisi dei reperti ci dice anche che era presente un antemurale e un villaggio di capanne ancora tutto da scavare. Il nuraghe “Oes” dista circa 800 metri in linea d’aria dal famoso Nuraghe Santu Antine, mentre il percorso per raggiungerlo tramite la strada provinciale 21 è di circa 3 km da esso.
A nord dell’abitato di Giave, da cui dista solamente 1 km, si può notare la famosa “Pedra Mendalza”, un caratteristico è rarissimo rilievo alto circa 100 metri che in termini tecnici viene chiamato “neck” ossia collo vulcanico. Il materiale da cui è formato è una solidificazione del magma presente nel condotto vulcanico di un vulcano spento. Il magma indurito è rimasto intatto dopo che gli agenti erosivi hanno consumato il vulcano che lo ospitava, costituito da un materiale evidentemente più friabile, mentre ha preservato la lava solidificata, di materiale più resistente all’erosione. La “Pedra Mendalza” fa parte dell’immaginario collettivo della popolazione di Giave come luogo magico e ricco di misteri, abitato da fate, o come meteorite piovuto sulla terra proprio nel loro territorio.
SUL TERRITORIO
Nuraghe Frommigosu
Nuraghe Porcheddos
Nuraghe Sauccos
Nuraghe Anadde
Nuraghe Cadeddu
Nuraghe Mandra Sas Ebbas
NUMERI UTILI
FARMACIA MURA
Corso Repubblica, 1
Tel. 079 869230
CARABINIERI
Viale Europa, snc
Tel. 079 868004
COMUNE
Via Iosto, 21
Tel. 079 869050
DISTRIBUTORE DI BENZINA
SS 131 Q8 Giave Ovest
Tel. 800 010 808
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