ILLORAI

Panoramica del paese di Illorai

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO

Situato nella parte centrale della Sardegna, spostato leggermente verso nord, nella regione chiamata Goceano, si trova il Comune di Illorai. È caratterizzato da un territorio di forma irregolare che si estende in direzione trasversale da nord-ovest verso sud-est, e presenta un curioso restringimento nella parte centro settentrionale del territorio quasi a forma di imbuto che poi si apre nuovamente verso sud per allargare i confini con gli altri paesi.

Il territorio è notoriamente suddiviso in tre parti in base alla sua conformazione e orografia. La parte nord ovest fino quasi al centro abitato è chiamata “Su Monte”, ed è suddivisa in due porzioni, quella denominata “Monte Artu”, nell’estremità settentrionale che arriva fino al già citato restringimento a imbuto, e quella chiamata “Monte Bassu”, che dal restringimento si allarga fino ad incontrare la seconda macroarea denominata “Sa Costa”, essendo appunto caratterizzata da costoni scoscesi su cui è stato edificato il centro abitato. Il territorio digrada ancora nell’ultima parte, quella a sud-est, chiamata la “Valle del Tirso” dal nome del fiume principale che lo attraversa in buona parte, e caratterizzata da terreni pianeggianti e vallate fertili.

Come suggeriscono i nomi dati alle diverse macroaree di Illorai, si può affermare che in questo territorio sono presenti praticamente tutte le caratteristiche e le varietà ambientali e paesaggistiche, con una elevata escursione altimetrica che dai quasi 1000 metri dei rilievi più alti arriva a poco meno di 200 metri delle vallate del fiume Tirso.

Illorai è comunque considerato prevalentemente montano, con diversi rilievi che superano abbondantemente i 600 metri di altitudine, ed è curioso il fatto che la regione chiamata “Monte Bassu” abbia montagne più alte di quella chiamata “Monte Artu”. Queste montagne sono caratterizzate da boschi di alto fusto, principalmente di querce. Nel territorio di Monte Artu in località “Melabrina” è stata censita una Roverella che è tra le più grandi e vecchie di tutta l’Europa e rientra tra gli alberi monumentali tutelati dalla Regione Sardegna. Una grande varietà di flora e macchia mediterranea si può trovare in una parte del territorio adibita a parco, chiamato “Iscuvudè”, dove sono presenti anche strutture ricettive con la possibilità di campeggio, che soprattutto in estate sono molto frequentate grazie al refrigerio che offrono.

Sorgenti e corsi d’acqua sono numerosi in tutto il territorio a monte dell’abitato tanto da garantire per tutto l’anno l’approvvigionamento idrico per l’intera popolazione. Corsi d’acqua si trovano a valle del paese e ancora più a sud e di questi molti sono affluenti del più importante fiume Tirso. A Illorai alcune delle sue acque, grazie alla presenza di elementi come lo zolfo, sgorgano minerali alla sorgente e a temperature tali che vengono usate come acque termali grazie alle loro proprietà curative.

Illorai confina a nord-ovest col territorio di Bonorva, a est principalmente con Esporlatu, e per un breve tratto con Burgos e con Bottidda. Gli altri confini sono invece con la provincia di Nuoro, precisamente il confine sud-est con Orotelli, il confine sud con Orani, e per finire il lungo confine occidentale che si estende interamente col territorio di Bolotana.

IL PAESE

Il paese di Illorai come lo vediamo oggi è stato costruito ad anfiteatro sfruttando le curve di livello della collina che lo ospita. Sono due le strade principali che lo attraversano e altre più strette vanno a formare un reticolato di vie che si arrampicano unendo l’intero centro abitato.

La piazza principale, oltre a rappresentare un importante centro di aggregazione, è sede della Chiesa Parrocchiale e del Municipio. Poco distante vi sono le scuole, l’oratorio di Santa Croce, la Chiesa di San Giovanni, servizi come le poste, la farmacia, e attività commerciali.

Diversi murales che rappresentano antiche scene di vita quotidiana e di attività lavorative abbelliscono le vie del paese.

LE ORIGINI E LA STORIA

I ritrovamenti archeologici dimostrano che gli insediamenti più antichi presenti nel territorio di Illorai sono databili al neolitico recente, intorno al 3500 a.C. Si tratta delle cosiddette domus de Janas, delle necropoli scavate nella roccia in cui si svolgevano i culti funerari, che a Illorai sono ancora presenti e ben conservate in due località distinte, una nella regione di “Molia”, nella valle del Tirso, e l’altra in località “Sa Pruna”, nell’area di Monte Artu. Sono presenti anche due Menhir, nei pressi del complesso di “Luche”, che dovrebbero risalire alla stessa epoca storica.

L’epoca successiva invece, quella nuragica, ha portato a noi oltre 20 nuraghi, di tipologia sia semplice che complessa, e alcune tombe dei giganti, tutti monumenti situati soprattutto nella porzione nord del territorio. È infine presente una fonte nuragica.

Dell’età romana non ci sono stati ritrovamenti degni di nota se non qualche manufatto appartenente certamente a quel periodo storico e i resti di strade lastricate e di ponti, tra cui quello più famoso, il “Pont’Ezzu”.

Durante il periodo medioevale Illorai faceva parte del giudicato di Torres appartenendo alla “curatoria del Goceano”. In origine il territorio doveva essere la sede del castello che avrebbe ospitato il giudice di Torres, ma per ragioni di difesa militare si scelse successivamente di costruire questa fortezza nel territorio di Burgos. Nonostante ciò, Illorai era una villa di una certa importanza e anche amministrativamente indipendente. Fece parte del giudicato di Torres fino alla morte di Adelasia, la quale non lasciò eredi decretando così la fine di questo governo nell’area.

Il territorio passò così nelle mani della famiglia genovese dei Doria, che aveva già conquistato una vasta parte della Sardegna fino a quel momento, e che si contese per certi periodi il dominio di questi territori con la famiglia toscana dei Malaspina. L’arrivo degli aragonesi in Sardegna nei primi anni del XIV secolo influenzò fortemente la politica e il controllo dei territori sardi.

Il giudicato di Arborea era sempre alle porte per la conquista di spazi sempre più grandi, e pertanto in questo territorio si succedettero conflitti tra queste diverse famiglie e regnanti. Questi conflitti andarono avanti anche nel secolo successivo, e solo dopo la caduta del giudicato di Arborea gli aragonesi poterono assumere il pieno controllo di questi territori. Gli spagnoli rimasero in Sardegna fino all’arrivo dei regnanti di Savoia intorno al 1720, i quali però non badavano troppo a questi territori più interni, forse anche per la difficoltà a raggiungerli per via della loro posizione geografica e della conformazione del territorio.

Le lotte interne tra i feudatari e i contadini si facevano sempre più frequenti e sanguinose, con questi ultimi che ormai non riuscivano più a sostenere l’esazione di tasse sempre più alte e le vessazioni dei potenti signori, fino allo scoppio dei moti antifeudali di fine XVIII secolo che portarono all’istituzione della proprietà privata diversi decenni più tardi.

ETIMOLOGIA DEL NOME

Sull’origine del nome del paese di Illorai non si hanno fonti certe, risultano delle attestazioni scritte intorno alla metà del XIV secolo con l’ortografia “Illorthai” e “Illortay”. Una teoria afferma che il nome del paese poteva essere “Lorai” successivamente modificato con l’aggiunta del prefisso “Il”, ma alcuni studi non confermano questo pensiero.

ECONOMIA

L’economia di Illorai si basa, da sempre, principalmente sull’uso del territorio, sia a livello di agricoltura e di allevamento, che di utilizzo delle risorse boschive data la vastità delle sue foreste. Lo sfruttamento dei boschi nella parte nord del territorio avveniva soprattutto per il taglio di legname, mentre la parte più a valle era destinata all’agricoltura, principalmente viticoltura e olivicoltura. L’allevamento del bestiame era diffuso in tutto il territorio e differenziato in base alle sue caratteristiche, portando al pascolo di volta in volta bovini, ovini e caprini.

Sempre grazie alle caratteristiche del suolo, un tempo a Illorai erano presenti diverse cave da cui si estraeva marmo, di qualità rinomata anche a livello nazionale, gesso e zolfo. Ed è proprio grazie a quest’ultimo elemento chimico che le acque in località “Sos Banzos” hanno le loro caratteristiche termali, anche se non sono mai state realmente sfruttate a livello economico. Anche le attività artigianali presenti un tempo sono ormai scomparse. L’economia odierna fa sempre capo all’utilizzo del territorio, ma è affiancata anche da attività commerciali e che offrono servizi.

FESTE E SAGRE

Il santo patrono di Illorai è San Gavino, celebrato il 25 ottobre con festeggiamenti religiosi con la messa nella chiesa parrocchiale seguita dalla processione dei fedeli che accompagnano il Santo lungo le vie del paese, e festeggiamenti civili che comprendono esibizioni musicali e serate folcloristiche.

Il calendario delle feste a Illorai si apre il 16 e il 17 gennaio con le celebrazioni in onore di Sant’Antonio Abate, Santo simbolicamente legato al fuoco, per cui a Illorai si accendono diversi falò nelle varie vie del paese, detti “Sos Fogarones”. In realtà i preparativi per la festa iniziano una settimana prima, durante i quali si prepara il torrone, che è il dolce che a Illorai hanno accostato a questa festa come omaggio al Santo. Nei vari giorni tutta la popolazione contribuisce manualmente alla preparazione del torrone, che viene poi distribuito alla popolazione durante la festa. La sera del 16, in concomitanza con l’accensione dei falò nei vari rioni, si svolge anche una processione in cui i partecipanti portano un bastone con delle focacce coperte da fazzoletti, chiamato “S’Ardia”. Questa processione si sviluppa intorno alle vie del paese dove sono presenti i falò e dove in ognuno dei quali si fa una breve sosta per omaggiare il Santo e chiedere protezione alla comunità, e termina nella chiesa di Santa Croce, non avendo Sant’Antonio un proprio santuario.

Pochi giorni dopo, il 20 gennaio, a Illorai si festeggia San Sebastiano. Il giorno precedente si tengono i vespri e il comitato organizzatore prepara il piatto tipico, la favata con lardo, per creare un momento di convivialità con tutti i fedeli. Il giorno della celebrazione del Santo si tiene la messa in suo onore con i suoi riti religiosi.

Il 25 gennaio è la volta delle celebrazioni in onore di San Paolo, e anche per questa festa, in seguito alle celebrazioni religiose, gli organizzatori preparano sempre un piatto tipico, in questo caso a base di pasta, da condividere con la popolazione.

Nella chiesa campestre intitolata alla Madonna della Neve (o di Luche) a Illorai ogni anno si celebrano due feste in onore della Vergine, la prima avviene il lunedì dopo la Pentecoste mentre la seconda avviene il 5 agosto. Nove giorni di novena precedono la festa vera e propria che prevede sempre dei festeggiamenti religiosi con una messa e una processione molto sentita dai fedeli, mentre i festeggiamenti civili includono serate ed eventi musicali accompagnati da manifestazioni folcloristiche. Anche per questi festeggiamenti si ringrazia la Madonna preparando e offrendo a tutta la popolazione e ai pellegrini che provengono numerosi da altri centri un pranzo a base di carne.

Concludono il calendario dei festeggiamenti le celebrazioni in onore di San Nicola da Tolentino, che avvengono il 9 e il 10 settembre. Anche per questo Santo le celebrazioni religiose prevedono una messa e una processione a piedi e a cavallo lungo le vie del paese, mentre quelle civili includono canti e balli tradizionali e gruppi musicali, e un rinfresco per tutta la popolazione.

L’accostamento del cibo alle celebrazioni in onore dei santi è simbolo di convivialità ma allo stesso tempo anche di ringraziamento ad essi per la loro protezione e per i doni che proprio nel cibo danno agli abitanti questo territorio.

GASTRONOMIA

La gastronomia del paese è molto legata a quello che offre il territorio, sono diversi i tipi di piatti a base di grano, quindi pasta fresca, gnocchetti sardi, ravioli.

I secondi piatti sono principalmente a base di carne, soprattutto arrosti, ma anche ricette a base di interiora, come la trippa o il sanguinaccio.

I dolci tipici sono comuni a quelli di altri paesi della zona, ne sono esempio le “Seadas”, “Papassinos”, “Casadinas”.

CHIESE E ARCHEOLOGIA

La chiesa parrocchiale di Illorai è quella dedicata a San Gavino, che si affaccia sull’omonima piazza. L’attuale struttura è molto recente e risale alla metà degli anni 60 del secolo scorso, costruita dopo la demolizione della precedente chiesa risalente al XVII secolo. La facciata in mattoni rossi ha tre enormi finestre in vetro decorato con figure di santi e il tetto a capanna sulla cui sommità si erge una grande croce in pietra. Alcuni gradini conducono a un portone squadrato che si apre verso l’interno in una chiesa con un unico ambiente di pianta rettangolare, che va a restringersi verso l’altare in una parete interamente decorata. La copertura a due spioventi è sorretta da archi, mentre altre finestre permettono una forte illuminazione all’interno del santuario.

A breve distanza dalla parrocchiale sorge la chiesa e l’oratorio di Santa Croce, che risale al XIX secolo ma ha subito delle ristrutturazioni durante la metà del secolo scorso. La facciata termina in alto con un cornicione ondulato, ed è caratteristica perché sia il portone d’ingresso che le finestre sopra di esso sono disposti in maniera tale da formare una grande croce. Anche questa chiesa presenta una copertura a due spioventi e l’interno ha un unico ambiente con diverse aperture laterali per l’ingresso della luce.

Distante poche decine di metri da questi due santuari, verso est, si trova la chiesa di San Giovanni Battista. Risalente all’inizio del XIX secolo è stata recentemente ristrutturata e attualmente ha gli esterni completamente intonacati e pitturati di bianco. La facciata a capanna è relativamente piccola ed è occupata in buona parte da un grande portone ad arco che si apre verso l’interno costituito da un’unica navata sostenuta da due archi.

A Illorai c’è un’importante chiesa campestre distante circa 4 km dal centro abitato in direzione sud-est: il Santuario della Madonna della Neve, conosciuto anche come chiesa della Madonna di Luche, dal nome della località in cui si trova. Originariamente c’era solo una chiesetta che si può datare intorno al XIII secolo, luogo di culto di un villaggio probabilmente esistente nel medioevo. In tempi più recenti, intorno alla metà del secolo scorso, è stata costruita un’altra chiesa, utilizzata per le sue funzioni di culto, mentre quella precedente è adibita attualmente all’ospitalità di fedeli e pellegrini. Vista l’enorme partecipazione dei fedeli che si recano in preghiera presso questo Santuario, si è deciso di costruire, negli anni 70 del secolo scorso, una terza chiesa che si può raggiungere percorrendo un viale che parte proprio dal piazzale delle due chiese precedenti. Quest’ultima è la chiesa dove oggi si svolgono le funzioni religiose, mentre le altre due vengono impiegate più che altro con funzioni di accoglienza dei fedeli.

La ricchezza archeologica di Illorai trova la sua massima espressione proprio in questa parte di territorio, nella regione della Valle del Tirso. In ordine cronologico, databili al Neolitico Recente, i rinvenimenti più antichi di insediamenti umani sono le domus de Janas di Molia. Un complesso scavato nella roccia di tufo formato da nove necropoli, ognuna di esse indipendente dalle altre e molte delle quali composte da più ambienti collegati tra loro, nella tomba numero 7 si contano addirittura 16 celle. Molte pareti presentano elementi decorativi scolpiti dalla roccia come cornici, architravi, porte, e non mancano elementi di colore, soprattutto il rosso, che era un colore tipico utilizzato dai popoli di quei tempi come simbolo di vita e di passaggio nell’aldilà.

Sempre appartenenti alla stessa epoca, poco più a nord delle necropoli e non lontano dal nuraghe Luche, si trovano due monoliti in granito, ora posti in posizione orizzontale per mano dell’uomo ma con le caratteristiche dei Menhir, che si ergevano un tempo in posizione verticale, con la loro altezza di quasi 2 metri e quasi 1 di larghezza.

Rimanendo nella Valle del Tirso, l’età nuragica ci ha consegnato, tra gli altri, il nuraghe Luche, un monotorre parzialmente crollato che raggiunge i 10 metri di altezza e sviluppato su più livelli, ma che risulta di difficile accesso per via dei cedimenti strutturali. Nei pressi del nuraghe si possono vedere i resti di alcune capanne che indicavano la presenza di un probabile villaggio.

Risale invece al periodo della dominazione romana una struttura monumentale che attraversa il fiume Tirso e che è chiamato ponte del Diavolo, conosciuto anche col nome di “Pont’Ezzu”. La costruzione in blocchi di basalto che vediamo oggi è frutto di un rifacimento del XIV secolo, ha una lunghezza di 50 metri e un’altezza di 9 nel punto più alto, ed è sostenuto da tre arcate di cui quella centrale è la più ampia.

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