ITTIREDDU

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO
Posizionata lungo un’antica stradale romana che da Cagliari collegava la Sardegna da sud a nord verso Porto Torres, ma che a un certo tratto trovava la deviazione verso Olbia, Ittireddu è oggi un paese prevalentemente collinare che si trova al centro di tre piccoli rilievi che hanno quasi una funzione di protezione dell’abitato: “Monte Zuighe” a est, “Monte Ruju” a nord, e “Monte Lisiri” a sud. Quest’ultimo è un vulcano spento e come composizione del suolo ha contribuito non poco a varie attività recenti e passate del paese.
Ittireddu confina a nord con Ozieri, a ovest con Mores e per un breve tratto con Bonorva, a sud e a est con Nughedu San Nicolò.
IL PAESE
Il paese dal caratteristico centro storico con vicoli stretti e case abbellite da murales ha visto un’espansione verso sud con gli impianti strutturali più regolari caratteristici di uno sviluppo più recente.
Al centro del paese vicino al palazzo comunale c’è il Museo Archeologico ed Etnografico, inaugurato nel 1984 e fortemente voluto dall’amministrazione che in quegli anni stava effettuando un attento censimento dei siti archeologici presenti sul territorio e che espone la parte archeologica con reperti rinvenuti dalla preistoria al medioevo, e la parte etnografica che mette in luce le attività e la cultura dell’uomo all’interno della vita sociale dei vari periodi storici.
LE ORIGINI E LA STORIA
Diversi ritrovamenti e teorie collocano l’origine del paese intorno all’anno 1000, e proprio la denominazione del “Monte Zuighe”, ossia monte del giudice, ci porta ad ipotizzare che questo monte fosse in realtà la località in cui sorgeva il castello che ospitava per l’appunto il Giudice, non una persona qualsiasi ma una delle figure più importanti del periodo giudicale in Sardegna. È proprio attorno a questo castello che sorgeva il villaggio che avrebbe dato poi origine al paese di Ittireddu.
Durante il periodo giudicale, la “villa” di Ittireddu apparteneva al giudicato di Torres nel distretto, o, come essi si chiamavano al tempo, “curatoria del Meilogu”, successivamente divenuta “curatoria di Ardara e Meilogu”. Con la morte di Adelsia nel 1259, ultima giudicessa di Torres che non lasciò eredi, ebbe fine l’intero giudicato, e il territorio ricadente nella villa di Ittireddu prima venne spartito tra le famiglie dei Doria, Malaspina, e Spinola, e più tardi passò al giudicato di Arborea che lo ebbe in possesso fino al 1420. Stava iniziando il periodo dei feudi, che, tra Marchesati e Ducati, vedeva un costante declino e impoverimento della popolazione, in cui pastori, agricoltori e braccianti venivano vessati con imposte sempre più alte da pagare al signore feudatario.
Un avvenimento curioso e positivo, se paragonato ad altri villaggi della Sardegna, è che Ittireddu non fu colpito dalla famigerata peste che nella metà del XVII secolo causò un numero spropositato di vittime in moltissimi paesi della Sardegna.
Tornando indietro di qualche anno, non sappiamo se, con soluzione di continuità o meno, insediamenti umani ci fossero prima dell’anno 1000, ma i ritrovamenti delle domus de Janas e di diversi siti nuragici ci indicano che il territorio era sicuramente abitato anche durante la preistoria.
ETIMOLOGIA DEL NOME
La prima testimonianza in un documento del nome Ittireddu scritto come lo conosciamo oggi risale al 1676, eppure fino a cent’anni dopo questa data si trovano attestazioni che denominano il paese, sebbene con grafie diverse, “Itiri fustialvos” risalente addirittura alla prima metà del 1200 e composto dalle due parole Itiri e fustialvos. Questo perché bisognava distinguerlo da un altro villaggio appartenente sempre al giudicato di Torres seppur non vicinissimo che era Itiri Cannedu, l’odierna Ittiri. Sebbene la seconda parola, “fustialvos”, sia di significato abbastanza scontato, cioè il nome in sardo logudorese del pioppo, albero abbondantemente presente in quasi tutto il territorio di Ittireddu, è sulla prima parte del nome, “Itiri”, che si discute maggiormente sulle sue origini.
Una teoria la associa alla parola “itinere” indicando pertanto un percorso, che era poi la strada, che, innestandosi nell’arteria principale Cagliari-Porto Torres, conduceva a Olbia.
Una seconda teoria, anch’essa in un certo qual modo legata con il territorio, vede la sua origine nelle antiche parole “bitte- bitteru” che indicavano cervidi ma anche mufloni, ampiamente diffusi nel territorio e di cui poi sono state anche ritrovate corna murate all’interno di case e fabbricati.
ECONOMIA
Agricoltura e allevamento di bestiame rivestono un ruolo importante nell’economia del paese. Cereali e foraggi stanno lasciando terreno a colture viticole e olivicole, o anche semplicemente spazio ai pascoli per bovini, suini, ovini ed equini.
Una curiosa caratteristica di Ittireddu è la cultura nell’allevamento dell’asinello di razza sarda, ed è proprio in questo paese che ogni anno si tiene la mostra regionale che ha al centro il simpatico animale.
Anche l’artigianato fa parte dell’economia di Ittireddu, specialmente con la produzione di cesti, canestri, e panieri fatti con giunco e canna intrecciati da abili mani locali.
Infine, ma non per importanza, la cava di pomice di Monte Lisiri che da decenni ormai viene utilizzata per l’estrazione del rinomato materiale.
FESTE E SAGRE
Il santo patrono di Ittireddu è San Giacomo, che si festeggia in due date distinte.
Il 2 maggio si celebra San Giacomo Minore, mentre il 25 luglio, ha luogo la festa in onore di San Giacomo Maggiore.
Il 2 maggio si celebra inoltre San Giuseppe, mentre il 18 agosto si tengono i festeggiamenti per Sant’Elena, e infine l’8 dicembre, la festa di Nostra Signora di Intermontes, che insieme a San Giacomo è la Santa Patrona di Ittireddu.
Una sagra molto apprezzata e seguita è quella enogastronomica chiamata “Vin’ intermontes”, che si tiene ai primi di dicembre ed è l’occasione per degustare i vini del territorio accompagnati dai piatti tipici.
GASTRONOMIA
I piatti della tradizione di Ittireddu sono legati a ciò che offre il territorio in termini di agricoltura e allevamento. Così troviamo impasti derivanti dalla trasformazione grano nei primi piatti a base di pasta, gnocchetti o ravioli, o nei dolci, ad esempio con le “Seadas”.
Anche l’allevamento di bestiame è fonte di piatti tipici locali, come ad esempio gli arrosti di maialetto o agnello, soprattutto in momenti di festa e di ricorrenze importanti.
CHIESE E ARCHEOLOGIA
La Santa Patrona di Ittireddu, insieme a San Giacomo, è la Vergine Maria di Intermontes, celebrata l’8 dicembre nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora di Intermontes, al centro del paese. Leggenda dice che questo nome, che significa “tra i monti”, le è stato dato dopo che alcuni contadini trovarono la statua della Madonna ai piedi dei tre monti che circondano il paese. Dai documenti storici sappiamo che la parrocchia doveva esistere già dai primi del 1300 anche se non si sa se la famosa statua in questione appartenesse già alla chiesa o se effettivamente fu un ritrovamento degli agricoltori. Sappiamo invece per certo la data in cui appare per la prima volta il nome della chiesa di Santa Maria di Inter Montes, in uno scritto battesimale del 1678. Fino ai primi del Novecento la chiesa aveva una navata centrale e gli altari laterali, ed è solo nell’ultimo secolo che la chiesa è stata ampliata con le cappelle laterali, altri due altari, il campanile, e la sacrestia.
Non lontano da questa sorge un altro edificio di culto, la chiesa di Santa Croce, oggi divenuta oratorio. La sua costruzione risale al VI – VII secolo, ma durante gli anni ha subito diversi lavori di trasformazione e ampliamento, alcuni dei quali a livello strutturale, ne è un esempio la sua modifica radicale dall’originaria croce greca, avente i lati di uguale lunghezza e tipica del periodo bizantino, alla più recente croce latina, con due lati più lunghi degli altri e caratteristica del periodo romanico. La particolare facciata con pietre di due colori si apre su un portone ad arco che conduce ad un’unica navata interna. Il ritrovamento di alcuni resti umani dentro e nei pressi della chiesa ci indica che un tempo Santa Croce veniva utilizzata anche come luogo di sepoltura.
A circa 1,5 km dal centro abitato sorge la chiesa di San Giacomo, anch’egli Santo Patrono del paese. Il santuario fu edificato nel XII secolo, alcuni ritrovamenti di materiali da costruzione suggeriscono che nei dintorni ci fosse un villaggio, e alcune fonti confermano l’esistenza di insediamenti umani fino al XVI secolo. Sono diverse le leggende che si narrano sulla chiesa di San Giacomo, tra le quali la più interessante è forse quella che riguarda la statua del santo. Si dice che diverse persone abbiano provato a spostare la statua dalla chiesa campestre al centro abitato, ma nessuno ebbe successo, in quanto la statua, seppure leggera e di piccole dimensioni, diventava pesantissima e irremovibile ad ogni tentativo di spostamento. La struttura odierna della chiesa presenta modifiche e aggiunte rispetto all’impianto originario, anche la facciata ha subito ristrutturazioni e si possono notare anche dei blocchi di diverso colore. Si accede da un portone squadrato verso l’interno con una navata unica e tetto a due spioventi.
Nei pressi proprio di questa chiesa si trovano le necropoli di “Partulesi”, sono 26 domus de Janas, ognuna con un numero di ambienti che va da uno a quattro, di lunghezze differenti. Le tombe considerate più interessanti sono la numero 14 e la 19.
A nord ovest del paese sono state ritrovate le domus de Janas di “Monte Pira”, si tratta di 13 ipogei funerari, dotate perlopiù di un solo ambiente, e di cui la tomba numero 1 è quella più interessante.
A circa 6 km dal paese in direzione sud si trovano invece le necropoli di “Monte Nieddu”. Si tratta di cinque domus, ma di cui si ha accesso solamente a tre, costituite da diversi ambienti. Infine, sono degne di nota le necropoli di “Monte Ruju”, composte da 17 domus quasi tutte con un corridoio che precede la tomba stessa.
Anche il periodo nuragico ha lasciato numerose testimonianze nel territorio di Ittireddu. I nuraghi più comuni hanno una struttura a monotorre, alcuni sono invece nuraghi complessi come il “Nuraghe Funtana”, “Sa domo e s’orku”, “Badde Tanchis”, “Monte Lisiri”.
Anche le fonti sacre, principalmente due quelle ritrovate nel territorio di Ittireddu, “Funtana ’e Baule” e “Iscia ’e Piscamos”, sono testimonianze di religiosità in periodo nuragico
L’età romana è caratterizzata dal riutilizzo di edifici di precedente età nuragica e da nuove costruzioni che seguono le tipiche forme squadrate di quel periodo. Un esempio sono le 10 vasche rettangolari scavate nella trachite, rinvenute in località “Olensas” e che si crede fossero usate come luoghi di spremitura di olive, decantazione, e conservazione di olio, visto che sono più o meno collegate da canalette che dovevano favorire il passaggio del prezioso prodotto da un contenitore all’altro. Sempre di epoca romana è il ponte denominato “Pont’Ezzu”, che testimonia come Ittireddu fosse un importante snodo di collegamento con altre parti di territorio.
SUL TERRITORIO
Nuraghe Funtana
Funtana e Baule
Necropoli Partulesi
Ponte Ezzu
NUMERI UTILI
FARMACIA PINNA
Via Aldo Moro,7
Tel. 351 980 8471
CARABINIERI
Via Cavour, 11
Tel. 079 767622
COMUNE
Via San Giacomo, 3
Tel. 079 767623
DISTRIBUTORE DI BENZINA
Via
Tel.
CONTATTACI
Puoi contattarci compilando il modulo sottostante o scrivendoci a infoinsidesardinia@gmail.com
Puoi contattarci compilando il modulo sottostante o scrivendoci a infoinsidesardinia@gmail.com
I tuoi dati sono al sicuro: il tuo numero telefonico e/o il tuo indirizzo mail saranno utilizzati solo ed esclusivamente per rispondere al tuo messaggio. NESSUNO SPAM DA PARTE NOSTRA!