ESPORLATU

Foto panoramica del paese di Esporlatu

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO

Situato nella Sardegna centro settentrionale, Esporlatu fa parte della regione del Goceano. Il suo territorio ha una forma piuttosto irregolare che si estende in direzione trasversale da nord-ovest verso sud-est.

Diverse quote altimetriche fanno sì che Esporlatu racchiuda all’interno dello stesso comune tutte le caratteristiche territoriali: montuose, collinari e di pianura. La regione più a nord, con rilievi vanno dai circa 730 ai 961 metri sul livello del mare della punta più alta, quella di Monte San Martino, è conosciuta appunto come regione di “Montes”. È qui che si trovano boschi di quercia, soprattutto lecci, misti a diverse specie di macchia mediterranea, che un tempo favorivano l’economia agropastorale sia per la presenza di ghiande che di legnatico stesso per il riscaldamento delle abitazioni.

La parte centrale del territorio, quella dove è stato costruito il centro abitato, presenta invece delle caratteristiche collinari, più adatte alla coltivazione di piante da frutto, vigneti e oliveti, con quote che vanno a digradare verso sud-est, nella regione conosciuta come “Su Campu”, sfruttata per il pascolo e che tocca il limite altimetrico più basso di circa 200 metri sul livello del mare nel breve tratto di confine col territorio di Bottidda segnato interamente dal fiume Tirso.

Esporlatu confina a nord, est, fino a sud-est con il territorio di Burgos, e in quest’ultimo tratto fa da confine naturale un corso d’acqua chiamato “Riu Mulinu”, affluente del Tirso. Il lungo confine che va da nord-ovest, ovest, e sud si ha invece con il territorio di Illorai.

Sono diversi i corsi d’acqua presenti nel territorio, e si trovano distribuiti uniformemente da nord a sud.

IL PAESE

Il centro abitato di Esporlatu si ritrova circondato da vie di comunicazione, con la strada provinciale 111 a nord e via Europa a sud. È inoltre attraversato da via Brigata Sassari che da nord-est porta al centro storico nei pressi della chiesa parrocchiale di San Gavino e poco distante da piazza San Sebastiano, dove un tempo sorgeva la chiesa intitolata al Santo e demolita negli anni 70 del secolo scorso per via delle sue precarie condizioni strutturali.

Era questo l’originario centro storico, dove ancora si possono notare delle viuzze strette e lastricate, e abitazioni di dimensioni più modeste se paragonate a quelle di nuovo impianto costruite più recentemente con l’espansione del paese verso nord-est.

Alcuni murales abbelliscono le vie del centro abitato, mentre sono due le piazze principali del paese, dove si svolge anche gran parte della vita sociale.

LE ORIGINI E LA STORIA

I più antichi ritrovamenti archeologici datano le prime presenze antropiche nel territorio di Esporlatu all’età nuragica, dalla quale sono arrivati fino a noi alcune tombe dei giganti e una quindicina di nuraghi, alcuni dei quali anche in buone condizioni.

Dei periodi storici successivi non si hanno testimonianze utili che possano aiutarci a capire l’evoluzione degli insediamenti abitativi in questo territorio, e per avere alcune notizie si deve arrivare al periodo medievale, in cui si parla di un villaggio esistente in località “Su Miale”, poco più a sud di dov’è ubicato l’odierno paese di Esporlatu.

La spinta per la costruzione del villaggio di Esporlatu si ebbe grazie alla costruzione del castello del Goceano, intorno agli anni 30 del XII secolo, che proprio dal centro abitato dista poche centinaia di metri.

Questo villaggio nacque proprio per ospitare gli operai pisani addetti alla costruzione del castello, i quali, una volta terminata la costruzione, abbandonarono il villaggio. Approfittando di una posizione più favorevole, e con degli edifici già a disposizione, gli abitanti del villaggio in località “Su Miale” decisero di spostarsi poco più a nord insediandosi in quello che divenne successivamente l’odierno paese di Esporlatu.

Nei condaghi di San Michele di Salvennor e di San Pietro di Silki si trovano alcune attestazioni di donazione che riportano i nomi di “Sperlato” e “Sporlato” intorno alla metà del XII secolo; pertanto, si potrebbe quasi certamente affermare che il villaggio in quel periodo esisteva già.

Durante il periodo dei giudicati, il territorio di Esporlatu ricadeva nella curatoria del Goceano, all’interno del giudicato di Torres. La posizione del villaggio non favoriva certamente la stabilità e la sicurezza dei suoi abitanti che si trovavano a dover fronteggiare le insidie e le aggressioni degli invasori che volevano di volta in volta impossessarsi del castello del Goceano.

La difesa del castello e dello stesso villaggio andò avanti fino alla morte di Adelasia, l’ultima giudicessa di Torres, avvenuta nel 1259. Dopo di lei questi territori divennero oggetto di conquista della famiglia genovese dei Doria e successivamente del giudicato di Arborea. Agli inizi del XIV la presenza spagnola nell’isola, considerata terra di conquista, piano piano si stava facendo sempre più marcata, e fu proprio in questi territori, grazie alla presenza del castello del Goceano, che si stabilì il giudice di arborea Mariano IV, considerato figura di spicco sia per questa regione geografica che per tutta la Sardegna.

Dopo la morte di Mariano IV fu la figlia Eleonora a mantenere alte le difese del giudicato di Arborea, ma purtroppo Eleonora fu l’ultima giudicessa in grado di combattere le frequenti invasioni. Dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1402, Eleonora non ebbe successori alla sua altezza e piano piano il giudicato di Arborea conobbe un declino che lo portò alla sua fine nel 1420, anno in cui si completò la conquista spagnola dell’intera Sardegna, e che durò per circa tre secoli fino all’arrivo nell’isola della famiglia dei Savoia nel 1720.

Dal punto di vista amministrativo non ci furono grossi cambiamenti rispetto alla dominazione spagnola, i terreni continuarono ad essere suddivisi in grossi feudi, assegnati a degli importanti feudatari, e con i contadini residenti costretti a lavorarci in cambio di un’economia di sussistenza. Le situazioni di carestia, accompagnati da precarie condizioni di salute e malattie, agli inizi dell’Ottocento portarono a dei movimenti di rivolta dei contadini che culminarono nel 1820 con l’editto delle chiudende emanato da Vittorio Emanuele I che segnò l’inizio della proprietà terriera privata.

Circa vent’anni più tardi il re Carlo Alberto abolì completamente il feudalesimo, ma per gli abitanti di Esporlatu in effetti la situazione non cambiò di molto, essi non fecero la rincorsa ad accaparrarsi più terreni possibile recintandosi le proprietà, ma riuscirono in maniera pacifica a convivere e lavorare rispettosi gli uni degli altri senza aver bisogno dei famigerati muretti a secco per delimitare i loro poderi, che invece stavano spuntando nei quattro angoli della Sardegna.

Nel 1928, il regime fascista emanò un decreto di aggregazione del paese di Esporlatu a quello di Burgos, dal quale dipendeva amministrativamente, e fu solo nel 1946 che Esporlatu riacquistò la propria indipendenza.

ETIMOLOGIA DEL NOME

L’attestazione scritta più antica del nome di questo paese si trova nel condaghe di San Pietro di Silki in cui si nomina una persona di “Isporlathu”, per indicare la sua provenienza. Nei vari documenti che si sono succeduti nel tempo si trovano diversi nomi di questo villaggio, tra cui “Sporlachu”, “Sporlato”, “Sporlatu”, mentre la prima traccia scritta dove si trova il nome di Esporlatu risale al 1847.

Per quanto riguarda la sua etimologia, una teoria lo fa derivare dal nome “ispòrula”, che significa “vite selvatica”, con evidente riferimento a una forte presenza di questa pianta nel territorio. Una seconda teoria invece fa somigliare la parola Esporlatu a “esportato”, col rimando al periodo storico in cui gli abitanti del villaggio in località “su Miale” si trasferirono più a nord fondando il villaggio che diede origine al paese odierno.

ECONOMIA

L’economia di Esporlatu un tempo basata sull’agricoltura e sull’allevamento vede oggi la prevalenza di quest’ultimo con una forte presenza di bestiame sia ovino che bovino.

Non sono molte le aziende degli altri settori presenti nel paese, vista anche la vicinanza ad altri comuni più grandi e che vedono quindi uno spostamento dei lavoratori come impiegati e operai in tutto il territorio del Goceano oppure nei capoluoghi di provincia.

FESTE E SAGRE

Il santo patrono di Esporlatu è San Gavino martire che viene celebrato il 25 ottobre con dei festeggiamenti religiosi che comprendono la messa nella chiesa parrocchiale seguita da una processione dei fedeli per le vie del paese, al termine della quale si offre un rinfresco alla popolazione.

Il calendario dei festeggiamenti a Esporlatu si apre il 16 e il 17 gennaio con le celebrazioni per Sant’Antonio, che in paese chiamano “Sant’Antoni de su fogu” (del fuoco). Questo perché il giorno 16 un comitato formato quasi esclusivamente da persone con lo stesso nome del Santo prepara un grande falò che viene acceso alla sera e attorno al quale si recitano delle preghiere e si ringrazia il Santo insieme in un momento di convivialità, con un rinfresco offerto alla popolazione che ha partecipato alle celebrazioni.

La seconda domenica di maggio hanno luogo le celebrazioni in onore di Sant’Isidoro, considerato il santo protettore dei contadini, ma anche dei pastori. I festeggiamenti religiosi prevedono una messa della chiesa parrocchiale seguita da una processione dei fedeli per le vie del paese che accompagnano il Santo sia a piedi che a cavallo, ma anche con trattori e carri infiorati e decorati, che verranno successivamente benedetti come augurio per dei buoni raccolti. I festeggiamenti civili prevedono invece degli spettacoli ed eventi musicali e folkloristici accompagnati da esposizioni gastronomiche e artigianali con un rimando alla natura contadina che caratterizza la festa stessa.

L’ultima festa in ordine cronologico è quella che si celebra il 13 dicembre di ogni anno in onore di Santa Lucia. In passato esisteva anche una chiesa campestre intitolata alla Santa, ma i festeggiamenti si tengono all’interno del paese, e prevedono, oltre agli eventi religiosi, anche dei momenti di convivialità per i fedeli che si uniscono alle preghiere. I festeggiamenti civili prevedono spesso delle serate di musica ed esibizioni di gruppi folk.

Un’altra festa molto sentita dagli abitanti di Esporlatu è quella in onore di Sant’Antonio da Padova, celebrata il 13 giugno. La particolarità di questa festa è che si svolge a Ottana, e la leggenda dice che la statua del Santo fosse stata prelevata proprio da Esporlatu e portata a Ottana durante alcune vicissitudini, ma gli abitanti di Esporlatu, sentendola comunque loro, ogni anno si recano a Ottana per onorare e mandare avanti i festeggiamenti una volta propri del loro paese. La tradizione la definisce anche “la cavalcata di Ottana” visto che in passato si usava fare il tragitto tra i due paesi a cavallo.

GASTRONOMIA

La cucina tradizionale di Esporlatu si basa fortemente su prodotti provenienti dagli allevamenti e dall’agricoltura.

Tra i piatti tipici, oltre a gnocchetti e ravioli, che sono molto comuni anche in altre parti della Sardegna, troviamo la cosiddetta “Piscadura”, che consiste in un brodo che ha principalmente fave e lardo, ma a cui si possono aggiungere anche altri ingredienti, come pezzi di carne.

Sempre un piatto a base di carne è la pecora bollita in brodo, molto comune da queste parti. In molte preparazioni culinarie si utilizzano anche i finocchietti, soprattutto accompagnarti da lardo e favette.

Per quanto riguarda i dolci, in base alle cerimonie, se ne preparano alcuni piuttosto che altri. Ad esempio, per Sant’Antonio si preparano soprattutto le “Telicas”, mentre per altre celebrazioni si preparano i “Papassinos”, per carnevale ad esempio troviamo le “Orulettas”, e le “Cattas”, e così via.

CHIESE E ARCHEOLOGIA

La chiesa parrocchiale di Esporlatu è quella dedicata a San Gavino martire e si trova nella parte nord del centro abitato. L’impianto originario del santuario doveva risalire al periodo medievale, più precisamente all’epoca della costruzione del castello del Goceano, voluto dal giudice Gonario di Torres nei primi anni 30 del XII secolo. Il giudice, non avendo il castello stesso un luogo di preghiera all’interno delle sue mura, utilizzava la chiesetta di San Gavino come cappella palatina, e cioè come cappella privata ad uso esclusivo del sovrano.

Secondo alcuni studi la chiesa fu modificata, se non addirittura ricostruita nei primi anni del XVII secolo, mentre per trovare le prime attestazioni scritte sull’edificio bisogna attendere la seconda metà del XVIII e del XIX secolo in cui si parla di un santuario in precarie condizioni strutturali, per cui si richiedono dei lavori di miglioramento. La ricostruzione dell’edificio avviene nei primi anni del secolo scorso con la pianta che si può vedere ai giorni d’oggi, mentre un recente restauro ci consegna una chiesa con delle pareti in pietra a vista che si alternano a muri intonacati, così come intonacato è lo stesso campanile.

La facciata a capanna è in pietre di granito a vista, e il grande portone ad arco è incorniciato da blocchi anch’essi in granito, così come la finestrella ad arco soprastante. I motivi di pietra vista e aperture incorniciate da blocchi in granito si ripete anche nelle pareti laterali.

Il campanile a base quadrata si presenta oggi intonacato e con la parte superiore che ha delle feritoie che ospitano le campane e che culmina in una piramide apicale con sopra una croce.

All’interno è composto da un’unica navata diviso da archi in tre campate, sono inoltre presenti due cappelle per ogni lato.

Il secondo edificio di culto presente nel territorio di Esporlatu si trova a circa 2 km dal centro abitato in direzione sud-est ed è la chiesa campestre di Santa Barbara. In realtà questa chiesa è un’opera incompiuta costruita in blocchi e di cui oggi si possono vedere solo le pareti laterali, ma non c’è nessuna copertura. Questa costruzione risale agli anni 60 del secolo scorso e prende il posto di una antica chiesa preesistente che è stata abbattuta per via delle sue precarie condizioni strutturali.

Una chiesa invece non più esistente, ma ancora presente nei ricordi degli abitanti, è quella di San Sebastiano. La chiesa risaliva alla seconda metà del XVIII secolo e per un certo periodo è stata anche la chiesa parrocchiale vista l’indisponibilità della chiesa di San Gavino. Col passare del tempo la chiesa di San Sebastiano venne utilizzata sempre meno per le sue funzioni e progressivamente abbandonata, finché per questioni di sicurezza, visti i continui crolli e cedimenti, si decise di abbatterla totalmente intorno agli anni 70 del secolo scorso. Al suo posto oggi c’è una piazzetta che mantiene lo stesso nome e che con le sue forme contribuisce a mantenere il ricordo dell’edificio di culto preesistente.

I siti archeologici nel territorio di Esporlatu comprendono una quindicina di nuraghi e una tomba dei giganti. La maggior parte di essi si trova nella parte settentrionale del territorio e quello più conosciuto e meglio conservato è il nuraghe “Erismanzanu”. Si tratta di un nuraghe monotorre ti raggiunge l’altezza di 8 metri, ed è particolare perché vi è un grosso leccio che spunta dalla parte superiore. All’interno vi è un corridoio e una scala che porta ai piani superiori, diverse nicchie è una camera principale piuttosto grande e ben conservata, di cui si può ancora apprezzare il focolare centrale.

SUL TERRITORIO

Nuraghe Erismanzanu

Nuraghe Iscra Longa

Nuraghe Monte S. Martine

Nuraghe Orrios

Nuraghe Pattada e Casu

Nuraghe Sos Casales

NUMERI UTILI

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Via Brigata Sassari, 34
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