MARA

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO
Il paese di Mara è situato nella Sardegna nordoccidentale nella regione chiamata Logudoro, a meno di 3 km dal paese di Pozzomaggiore. È considerato un territorio prevalentemente collinare con un’escursione altimetrica non molto accentuata visto che il punto più basso si trova a circa 160 metri sul livello del mare, nei pressi del ponte “Carchinadas”, sotto il quale scorre un affluente del fiume Temo, mentre il punto più alto supera di poco i 500 metri di altitudine, e non a caso è stato scelto come luogo per costruirvi il castello di Bonvehi, di cui oggi rimangono solo dei ruderi di una torre e di alcune mura perimetrali.
La maggior parte del territorio è adibita a pascolo, non sono presenti grandi estensioni boscate, a parte l’area del castello e la porzione nord-est del territorio, nelle località “Filiestru” e “Locchera” quasi ai confini con Cossoine. Con Cossoine Mara confina in tutta la parte settentrionale e in buona parte orientale del territorio, fino a “Monte Fromma”, il punto in cui confinano tre comuni: Cossoine, Mara e Pozzomaggiore. Quest’ultimo paese confina con Mara nella parte sudorientale, e per diversi tratti il confine è segnato naturalmente da alcuni corsi d’acqua. Infine, per tutta la parte ovest del sud-ovest, Mara confina con Padria.
Fiumi e torrenti scorrono praticamente in tutto il territorio lungo le vallate che si alternano alle collinette, ed è proprio grazie alle sorgenti d’acqua che in questo territorio sono stati possibili insediamenti umani già dall’epoca preistorica, di genti che trovavano riparo negli anfratti naturali e nelle grotte, come quelle che si trovano nella parte nordorientale del territorio e sono conosciute come “Sa Ucca de Sa Molina”, “Sa Ucca de Filiestru”, e “Sa Ucca de su Tintirriolu”.
Si tratta di grotte ricavate nella parete calcarea di cui le ultime due sono quelle più famose. L’importanza della grotta di Filiestru dà addirittura il nome a una facies culturale risalente al Neolitico Antico, la caverna è formata da tre ambienti, ma l’ambiente abitabile con un’altezza adeguata poteva essere solo uno di circa 60 metri quadrati, mentre gli altri due ambienti più grandi potevano essere solamente utilizzati come magazzini o per il ricovero di bestiame.
Molto più estesa è invece la grotta di Sa Ucca de su Tintirriolu, i suoi cunicoli raggiungono 1 km di lunghezza totale e i diversi ambienti indicano un utilizzo sia come abitazione sia come luogo di culto.
IL PAESE
Il centro storico di Mara si è sviluppato tra la chiesa di San Giovanni Battista e quella di Santa Croce, ed è caratterizzato da strade strette e viuzze che confluiscono nella piazza centrale, intitolata Guglielmo Marconi, ma conosciuta dagli abitanti come Piazza dell’Olmo (“de s’Ulumu” in sardo).
Il paese come lo vediamo oggi era in realtà costituito da almeno tre nuclei abitativi distinti ma che poi, con l’espansione costruttiva, sono arrivati ad unirsi tra di loro. Il centro abitato è attraversato da una strada che lo collega sia a Pozzomaggiore e sia alla strada statale 292 verso Villanova Monteleone e Alghero. Diversi murales abbelliscono le vie e le piazze del paese.
A Mara è presente un Centro Espositivo della Civiltà Contadina, all’interno di una casa signorile sono mostrati utensili e attrezzi utilizzati nella società agropastorale di un tempo, insieme a strumenti realizzati da artigiani come falegnami e fabbri e che venivano usati quotidianamente nel passato.
Il centro fa parte del Parco Letterario Grazia Deledda, un vasto progetto in cui la scrittrice sarda, prima donna italiana a vincere il premio Nobel, in diverse sue opere racconta il rapporto dell’uomo con la natura e la cultura agropastorale in una società abbastanza difficile, soprattutto nel periodo storico in cui visse l’autrice.
LE ORIGINI E LA STORIA
La scoperta della grotta di “Filiestru” ha segnato il punto più remoto in termini cronologici degli insediamenti umani nel territorio di Mara tra il 5000 e il 4700 a.C., e l’importanza dei ritrovamenti all’interno di questa cavità hanno dato a quel determinato periodo storico proprio il nome della località in cui si trovano, meglio noti come facies culturale, o cultura, di Filiestru. Nell’altra grotta poco distante da questa, conosciuta come “Sa Ucca de su Tintirriolu”, si sono avuti dei ritrovamenti di presenza antropica ancora maggiori, relativi a un periodo storico successivo, calcolato tra il 4700 e il 4200 a.C., che prende il nome di cultura di “Bonu Ighinu”.
Dell’epoca storica successiva, a Mara sono state scoperte anche delle domus de Janas, delle tombe scavate nella roccia dove si svolgevano principalmente riti funerari, ne sono un esempio quelle di “Sos Furrighesos” e quelle “Sant’Andria”, non tanto distanti dal santuario di Bonu Ighinu.
L’età nuragica è ben rappresentata da una modesta quantità di nuraghi di cui alcuni sono in buono stato di conservazione, come ad esempio il nuraghe “Tomasu”, che ha all’interno la tholos e un vano scala per raggiungere i piani superiori. Nei pressi del nuraghe sono presenti anche i resti di un villaggio. Sempre allo stesso periodo risalgono le tombe dei giganti di “Miriddai-Badu”.
Non si hanno informazioni certe sul periodi storici successivi, quelli di dominazione fenicia e romana, mentre in epoca medievale, nel condaghe di San Pietro di Silki si parla di un villaggio costruito nei pressi della chiesa di Bonu Ighinu, e che apparteneva al giudicato di Torres nella curatoria di Nurcara. Dopo la caduta del giudicato avvenuta nel 1259, all’intero territorio passò nelle mani della famiglia dei Doria, che fece costruire il castello di Bonu Ighinu o di Bonvehi, seguendo una politica di affermazione della loro presenza sul territorio, ma anche militare con queste fortezze edificate in punti strategici da cui poter dominare tutto il territorio.
Probabilmente verso la fine del XIV secolo il villaggio iniziò a spopolarsi, soprattutto a causa delle lotte che coinvolgevano i Doria, il giudicato di Arborea e gli Aragonesi. Lotte che culminarono con l’assalto e la distruzione delle varie fortezze appartenenti ai Doria e presenti nel territorio della Sardegna nordoccidentale intorno al 1432-1435. Fu in questo periodo che tale villaggio di Bonu Ighinu scomparve completamente a favore della edificazione di un nuovo insediamento abitativo, che è il paese che conosciamo oggi. Gli anni seguenti sono quelli caratterizzati dalla dominazione aragonese in tutta l’isola, che perdurò per quasi tre secoli fino all’arrivo della famiglia reale dei Savoia intorno al 1720.
ETIMOLOGIA DEL NOME
L’etimologia del nome del paese di Mara viene attribuito sin dai tempi dei fenici al nome “Hamara” con significato di “palude”, proprio per le caratteristiche dei terreni che ha.
Si ritrovano anche i nomi di Magar” e Mavar” derivanti da modifiche delle forme di linguaggio dei popoli che vi abitavano via via, mentre il toponimo che conosciamo oggi è attestato da circa la metà del XIV secolo.
ECONOMIA
L’economia del paese di Mara in passato basata sia sull’agricoltura, con le sue coltivazioni soprattutto di grano, che sull’allevamento di bestiame, oggi trova in quest’ultimo la maggiore fonte di reddito per la popolazione.
Anche le cave di caolino esistenti fino a pochi decenni fa, e che fornivano materiale per le ceramiche, sono oggi praticamente tutte abbandonate.
Le attività economiche odierne sono principalmente quelle del commercio, mentre l’attenzione al turismo si sta piano piano evolvendo grazie alla presenza di diversi siti archeologici visitabili e di una struttura ricettiva dove si può usufruire di pernottamento.
FESTE E SAGRE
La festa patronale a Mara è quella in onore di San Giovanni Battista, e si celebra il 24 giugno con festeggiamenti religiosi e civili. I festeggiamenti religiosi includono una messa e la processione dei fedeli che accompagnano la statua del Santo lungo le vie del paese. Mentre per i festeggiamenti civili vengono organizzati eventi e manifestazioni culturali e serate musicali.
La terza domenica di settembre avvengono le celebrazioni in onore della Madonna di Bonu Ighinu, nel santuario omonimo. In passato si svolgevano anche delle novene nei giorni precedenti, durante le quali i fedeli in preghiera si recavano a piedi presso la chiesa. Anche per questa ricorrenza sono previsti festeggiamenti civili con delle serate folkloristiche e momenti di ritrovo conviviale per tutta la popolazione.
GASTRONOMIA
I piatti della tradizione del paese di Mara si legano al territorio e ai suoi frutti principalmente provenienti dall’agricoltura, in cui il grano in passato veniva coltivato in tutti i campi adatti, che in questo territorio erano e sono ancora una buona parte.
Dalle farine ottenute si preparano diversi tipi di pane, anche se in passato queste produzioni erano più abbondanti e diversificate, ancora oggi vengono prodotti, oltre al pane di tutti i giorni, anche quelli cerimoniali in occasione di feste come Pasqua o matrimoni.
Anche i dolci che si producono a Mara sono molto variegati e giusto per citare alcuni esempi si possono ricordare i “pabassinos”, “piricchitos”, “cogones de elda e de regottu”.
CHIESE E ARCHEOLOGIA
La chiesa parrocchiale di Mara è quella intitolata San Giovanni Battista e si trova proprio al centro del paese. È stata costruita nel XVI secolo in stile gotico ed è stato oggetto di restauri un paio di secoli più tardi. La facciata è abbellita con quattro semicolonne che seguono tutta l’altezza, una cornice orizzontale suddivide l’intera facciata in due porzioni, in quella inferiore le colonne sono decorate più finemente e terminano con dei capitelli, che poi si collegano con le colonne della parte superiore. Il grande portone d’arco è incorniciato con pietra a vista e al di sopra di esso è inserita una finestra rettangolare che permette l’ingresso della luce verso l’interno. Addossato alla chiesa, alla sua sinistra si erge il campanile, formato alla base da una pianta quadrata che arriva fin quasi all’altezza della facciata e che poi diventa di forma ottagonale per il resto della sua altezza. È costruito in blocchi di pietra a vista ed è impreziosito da decorazioni su tutti i lati. All’interno la chiesa ha una navata unica, vi sono alcune cappelle laterali e un pregiato altare in legno che copre l’intera parete frontale, all’interno del quale vi sono le nicchie che ospitano statue di diversi santi.
Poco distante dalla piazza centrale è situata alla chiesa di Santa Croce, risalente al XVII secolo. La facciata è molto larga ma anche molto semplice, l’unica decorazione è quella intorno al portone con dei blocchi di pietra a vista, al di sopra del quale si erge il campanile a vela. All’interno è composto da un’unica navetta suddivisa da archi in due campate e con due cappelle laterali.
L’importante santuario campestre di Bonu Ighinu si trova a circa 5 km dal centro abitato in direzione nord. La sua edificazione nelle strutture attuali risale al XVII secolo e molto probabilmente ha sostituito o ampliato una chiesa preesistente che secondo le fonti era la parrocchiale di un villaggio scomparso intorno agli inizi del XV secolo. Il nome “Bonu Ighinu”, che in italiano si può tradurre come “buon vicino”, secondo la leggenda è stato attribuito perché in quel punto apparve la Madonna e cercò di mettere d’accordo i vari villaggi costantemente in lite facendoli riappacificare e diventare buoni vicini.
Guardando il santuario dalla base della scalinata di accesso si può vedere una struttura imponente con un’altissima facciata in blocchi di calcare suddivisa in diversi settori, sia orizzontalmente con tre cornicioni, che verticalmente mediante quattro colonne abbellite da capitelli e pinnacoli terminali. Il grande portone è ad arco così come la finestra posta sopra di esso. L’enorme struttura del santuario lateralmente include anche gli alloggi dove trovavano dimora i pellegrini. L’interno della chiesa ha un’unica navata e due cappelle laterali poco prima dell’abside che vanno a una formare una pianta a croce latina. Le due cappelle sono in onore di Sant’Anna e di San Giuseppe, mentre il grande altare in legno ospita la statua della Madonna a cui è intitolata la chiesa.
Nel territorio di Mara sono presenti anche molti siti archeologici, che includono dei nuraghi semplici e complessi, alcuni con i resti di capanne o villaggi limitrofi, delle necropoli che risalgono 5000 anni fa, e delle grotte la cui presenza umana è stata datata perfino anteriormente a queste domus de Janas. La varietà di questi siti, che si trovano a breve distanza gli uni dagli altri, permette di capire e immergersi nella vita ancestrale dei popoli che vivevano in questi territori migliaia di anni fa.
SUL TERRITORIO
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