MORES

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO
Mores è un paese della Sardegna nordoccidentale situato nella regione del Logudoro e più precisamente nella sottozona meglio conosciuta come “Oppia”. Il suo territorio prevalentemente collinare si estende nella direttrice nord-sud ed è caratterizzato sia da distese fertili e pianeggianti, come ad esempio nella parte meridionale e in quella nordorientale nella regione nota come “Tola di Mores”, sia da boschi di querce, in prevalenza sughere e roverelle, presenti soprattutto nei due rilievi principali del territorio. Uno è il “Monte Lachesos”, alle pendici del quale è stato costruito il centro abitato, e l’altro è un versante del noto “Monte Santo” che supera i 730 metri di altezza, rappresentando il punto più elevato del territorio di Mores, e che occupa per un breve tratto il confine nordoccidentale con Siligo.
Mores confina a nord con Ardara, e per un lungo tratto fa da confine un fiume che prende il nome di “Riu Badde Dianesu” nella prima porzione, e di “Riu Cannuzzu” nella seconda parte. Il lungo confine orientale Mores lo spartisce con Ozieri e con Ittireddu. Ed è proprio nella parte più settentrionale ai confini con Ozieri che si trova l’Oasi delle Steppe Sarde, un sito di interesse comunitario gestito dal WWF e di importanza considerevole per la flora e la fauna che vi abitano, un esempio su tutte la gallina prataiola. Per un lungo tratto il confine con Ittireddu è segnato dal fiume “Riu Mannu”, il più importante corso d’acqua del territorio di Mores, che nella porzione meridionale lo attraversa addirittura da est a ovest. È proprio tra Mores e Ittireddu che troviamo uno dei più antichi ponti della Sardegna, risalente al II secolo e costruito dai romani per unire non solo questi due territori, ma per aprirsi verso luoghi più lontani, con la diramazione verso Olbia della allora, ma anche oggi, principale arteria stradale isolana Cagliari-Porto Torres. Il confine sud del paese è con Bonorva, mentre a ovest Mores confina con Bonnanaro e Torralba.
IL PAESE
Il centro abitato è attraversato dalla strada statale 128 bis che dalla S.S. 131 conduce a Ozieri.
Il paese è formato da un centro storico a nord, caratterizzato da vie strette e lastricate, e da una più moderna zona di espansione verso sud con una struttura ben organizzata delle reti viarie e degli insediamenti abitativi. È proprio lungo la via principale, che oltre a essere strada statale è anche il corso Vittorio Emanuele, che si svolge gran parte della vita sociale del paese e si concentrano numerose attività commerciali e culturali. È su questa via che si erge la chiesa di Santa Caterina e la sua famosa torre, che con i suoi 46 metri si assume il titolo di campanile più alto della Sardegna.
Poco distante dalla chiesa e immerso nel centro storico vi è il Museo Casa Calvia che ospita ritrovamenti databili a diverse epoche: partendo da quella preistorica, passando per l’età nuragica, e poi per quella fenicia, e romana, con rappresentazioni risalenti all’età del bronzo, ed esposizione di ceramiche e altri reperti che testimoniano come avveniva la vita quotidiana in antichità.
All’ingresso est del paese vi è l’antico lavatoio, ancora oggi in ottime condizioni, viene ancora utilizzato per le sue funzioni da alcune signore del paese.
A circa 5 km dal centro abitato in direzione sud vi è l’autodromo intitolato a Franco di Suni, marchese che ha contribuito non poco allo sviluppo dello sport automobilistico in Sardegna. L’impianto nasce nel 2003 grazie al contributo e alla realizzazione della famiglia Magliona, di cui padre Uccio e figlio Omar hanno dato lustro alla Sardegna nelle corse automobilistiche, specialmente nella categoria delle cronoscalate. L’autodromo ha rilevanza nazionale e in Sardegna è l’unico che può ospitare gare automobilistiche e motociclistiche di un certo livello.
LE ORIGINI E LA STORIA
Le prime testimonianze della presenza umana nel territorio di Mores, che si possono datare al Neolitico Medio, sono delle ceramiche rinvenute all’interno di una grotta nel Monte Lachesos, appartenenti alla “Cultura di Bonu Ighinu” che risale al periodo 4500 – 3500 a.C.
La presenza di Domus de Janas risalenti al Neolitico recente e quella dei numerosi nuraghi di età successiva porta a pensare che il territorio fosse popolato con soluzione di continuità.
La sua posizione geografica che rappresenta lo snodo verso Olbia della principale rete viaria che collega la Sardegna da sud a nord, durante il periodo fenicio e poi romano, ricopriva un’importanza strategica per i collegamenti interni. In periodo giudicale, Mores apparteneva al Giudicato di Torres, nella curatoria (o distretto) di Oppia, di cui è stato anche il capoluogo. La fine del giudicato di Torres, avvenuta nel 1259 con la morte della giudicessa Adelasia, che non lasciò eredi, condusse il territorio nelle mani della famiglia genovese dei Doria. L’invasione aragonese in Sardegna avvenuta negli anni 20 del XIV secolo interessò anche il territorio di Mores, che per circa trent’anni fu teatro di battaglie continue tra gli spagnoli e i genovesi, fino a circa metà secolo, quando divenne parte del giudicato di Arborea, nelle cui mani rimase fino al 1420, anno in cui la Sardegna divenne possedimento per intero degli aragonesi, i quali instaurarono il regime feudale. In seguito a diverse vendite e matrimoni, spesso di convenienza, il territorio venne acquisito dai marchesi Manca di Mores agli inizi del XVII secolo e rimase in loro possesso fino al 1839, anno in cui venne abolito il feudalesimo, dopo oltre quarant’anni di rivolte antifeudali iniziate nel 1795 in molti paesi della Sardegna.
ETIMOLOGIA DEL NOME
L’origine del nome Mores non è di chiara provenienza. Si ipotizza possa essere un adattamento e modifica del nome “Murus” che indicava la presenza di fortificazioni soprattutto in passato, oppure una derivazione dal nome “Amores”, di ovvio significato, modificatosi successivamente con la caduta della “a” iniziale.
ECONOMIA
L’economia del paese di Mores è basata principalmente su agricoltura e allevamento di bestiame, soprattutto ovino per produzione di latte, che viene conferito alla “Cooperativa Allevatori di Mores” per la sua trasformazione e la vendita di formaggi e derivati sia all’interno del territorio regionale, ma che vengono anche esportati a livello nazionale e internazionale.
Per quanto riguarda l’agricoltura, questa in passato era fonte di grano e frumento, mentre oggi i terreni sono più che altro utilizzati per il pascolo del bestiame, sebbene si trovino anche diversi ettari coltivati a oliveti e vigneti. In questi ultimi, soprattutto alle pendici del Monte Santo, si producono dei vini di ottima qualità.
Anche i settori dell’artigianato, edilizia, ferramenta e impiantistica, ricoprono un ruolo importante nell’economia del territorio.
Per quanto riguarda l’accoglienza turistica, vi sono diversi punti di ristorazione e pernottamento.
FESTE E SAGRE
La Santa patrona di Mores è Santa Caterina di Alessandria, celebrata il 25 novembre presso la chiesa parrocchiale a lei intitolata, con una messa seguita da una processione lungo le vie del paese.
Il calendario delle festività a Mores si apre il 16 e il 17 gennaio con le celebrazioni per Sant’Antonio Abate. Della chiesa dedicata al santo oggi non rimangono che le fondamenta, ma era questa la chiesa più antica del paese risalente addirittura a fine del XIV secolo. Oggi si festeggia l’accensione di fuochi in diversi punti del paese per ricordare l’antica tradizione che lega Sant’Antonio Abate proprio al fuoco.
Il 13 e il 14 maggio avvengono le celebrazioni per Santa Lucia, nella chiesa omonima poco distante dal centro abitato. Il primo giorno ci sono i vespri mentre il giorno successivo c’è la messa seguita da una processione dei fedeli lungo le vie del paese.
Circa un mese dopo si festeggia Sant’Antonio da Padova, si tratta di due giorni di festa precisamente il 12 e il 13 giugno con una messa che si tiene nel convento intitolato al Santo e una processione che porta i fedeli lungo le vie del centro abitato.
Il mese di giugno viene celebrato anche un altro santo, la Natività di San Giovanni Battista, con dei riti religiosi che portavano i fedeli nella chiesa foranea dal giorno 22 e che proseguivano fino al 24 con preghiere e benedizioni. Per lo stesso santo, a Mores, viene commemorato anche il suo martirio con due giorni di celebrazioni e messe il 28 e il 29 agosto. Per questa ricorrenza sono importanti anche i festeggiamenti civili, che possono prolungarsi anche per diversi giorni. C’è un comitato che organizza tutti gli aspetti della festa, con esibizione di artisti di importanza nazionale e uno spettacolo pirotecnico che attira numerosi visitatori.
Il 7 e l’8 settembre si tengono le celebrazioni per la Natività della Vergine che a Mores è la Madonna di Todorache. Si tratta di due o più giorni di festa che si tengono principalmente nel santuario campestre dedicato alla Vergine, con alcuni eventi anche nel centro del paese. Per i festeggiamenti religiosi la mattina del giorno 8 si celebra la messa seguita da una processione a cavallo che porta i cavalieri dalla chiesa foranea fino al centro abitato. Anche i festeggiamenti civili sono bene organizzati da un comitato che si occupa di tutti gli aspetti della festa.
GASTRONOMIA
I piatti tipici di Mores si basano soprattutto sulla vocazione agro pastorale del paese. Abbiamo quindi prodotti derivanti da trasformazioni casearie, come gli ottimi formaggi, e specialità di origine animale, come ad esempio quello che a Mores chiamano “Sambene in fiamma”, che non è altro che un sanguinaccio preparato, condito, e raccolto all’interno di budello come se si trattasse di una salsiccia, ma cotto, a differenza di altri paesi, sulla fiamma viva.
Le antiche coltivazioni di grano, sebbene ai giorni d’oggi ridotte rispetto al passato, ci tramandano una cultura del pane fatto in casa, e soprattutto di un pane votivo che veniva, e viene ancora, utilizzato nei riti religiosi più importanti. Sempre grazie agli impasti e ai suoi accompagnamenti provenienti da quello che offre la natura, come ad esempio formaggi e ricotta, o sapa di mosto d’uva, a Mores vengono prodotti artigianalmente numerosi dolci come le “casadinas”, “tericcas”, “papassinos” e “copulettas”, oltre ai più comuni biscotti sardi, amaretti, anicini, e sospiri. La dedizione e la bravura di alcuni pasticceri di Mores ha permesso loro di vincere importanti premi a livello nazionale.
CHIESE E ARCHEOLOGIA
La chiesa parrocchiale di Mores è quella di Santa Caterina di Alessandria, si trova lungo la via principale che attraversa tutto il paese, non lontana dal centro storico. Fu edificata intorno alla metà del XVII secolo nella stessa pianta di una chiesa precedente risalente a due secoli prima, e alla sua costruzione contribuì anche il marchese Manca, una figura molto importante per il paese. La facciata è in blocchi di calcare con due pilastri alle estremità, che si ergono per tutta l’altezza della chiesa fino a sporgere oltre il cornicione superiore di forma ondulata. Il portone a forma squadrata è incastonato tra due colonne laterali e una nicchia e un arco soprastante con decorazioni di mattoni di trachite alternati a quelli calcarei. Nella metà superiore della facciata vi è una finestra anch’essa bordata con blocchi trachitici che permette il passaggio della luce all’interno del santuario. L’interno della chiesa presenta una navata unica suddivisa in campate da archi e con sei cappellette laterali. L’elemento che forse più caratterizza questa chiesa è il suo campanile, che nelle forme odierne è stato costruito nella seconda metà del XIX secolo in stile neoclassico, e quindi circa due secoli dopo l’edificazione della chiesa, in sostituzione di un campanile più modesto. I suoi 46 metri di altezza lo rendono il campanile più alto di tutta la Sardegna. Ha una struttura suddivisa in sei livelli che partono da un basamento in blocchi di basalto che si erge in sezione quadrata per i primi cinque piani mentre all’ultimo vi è la lanterna di forma circolare con al di sopra la statua del Redentore. Per quanto riguarda i materiali di costruzione è stata usata principalmente la trachite rosa, e per il secondo piano dei blocchi di tufo. Il penultimo livello è forse quello più interessante e decorato, presenta infatti otto colonne, due per angolo, quattro orologi e quattro archi, uno per lato, all’interno dei quali alloggiano le campane, mentre ai quattro angoli sono installate le statue dei santi Ambrogio, Agostino, Girolamo e Gregorio Magno, che rappresentano i quattro dottori della chiesa occidentale.
Non distante dal corso principale e precisamente antistante la piazza San Francesco vi è il convento dei Cappuccini e a fianco la chiesa di Sant’Antonio. Fu edificata durante i primi anni del XVIII secolo, ha una facciata molto semplice con tetto a due spioventi, un portone squadrato sormontato da una nicchia ad arco e al di sopra una finestra rettangolare. All’interno la chiesa presenta un’unica navata e tre cappellette sul lato sinistro.
Il terzo santuario presente nel centro abitato di Mores è la chiesa di Santa Croce, situata nel cuore del centro storico. Non si hanno fonti certe sul periodo in cui è stata costruita, è una chiesa molto semplice sia esternamente che internamente. La facciata è piuttosto modesta, presenta due cornici in pietra alle estremità che si sviluppano in altezza fino a raggiungere il tetto a due spioventi, e un portone squadrato sormontato da una finestra ad arco. L’interno ha un’unica navata e un piccolo altare.
A Mores sono presenti anche tre chiese campestri, tutte poco distanti dal centro abitato. La più vicina, a circa 1,5 km in direzione nord lungo la strada che conduce al monte Lachesos è la chiesa di Santa Lucia. L’edificio risale al XII secolo ed era in origine dedicata a San Leonardo. Secondo alcune fonti era la chiesa parrocchiale del villaggio di Lachesos scomparso pochi secoli dopo. Oggi la struttura è stata completamente restaurata e intonacata. L’ingresso è su una piccola facciata a capanna con un portone ad arco che si apre verso l’unica navata interna suddivisa nella sua lunghezza da tre archi. È presente anche un secondo ingresso laterale. Nel restauro si è conservata la copertura in legno a due spioventi.
Il santuario in onore di San Giovanni Battista si trova a 4 km dal centro abitato in direzione sud ovest. L’edificio risale al XII secolo, ed era la chiesa parrocchiale del villaggio oggi scomparso chiamato “S’Ena Frisca”. Tuttavia, della struttura originaria rimane ben poco, viste le aggiunte e modifiche che si sono susseguite negli anni fino all’imponente costruzione che possiamo ammirare oggi. Esternamente la chiesa ha una facciata molto semplice con tetto a due spioventi sormontato da un campanile a vela, una grande finestra superiore che permette l’ingresso della luce e un portone squadrato che conduce verso l’interno, dove è presente un’unica navata suddivisa da archi in cinque campate. All’esterno si possono notare i contrafforti che sorreggono le arcate interne e i numerosi loggiati costruiti per ospitare i fedeli durante i loro pellegrinaggi.
A circa 6 km dal centro abitato in direzione sud vi è la chiesa di Nostra Signora di Todorache, edificata nel XIV secolo. Un tempo era la chiesa parrocchiale del villaggio di “Todorache”, abbandonato intorno alla metà del XVII secolo a causa della peste che ha colpito la comunità. Anche questo santuario risulta essere semplice e modesto con una facciata a capanna asimmetrica e un sobrio portone ad arco. È presente anche una seconda entrata laterale e due finestre per illuminare l’interno e la sua unica navata. Le testimonianze archeologiche nel territorio di Mores datano le prime presenze umane addirittura a 5000 anni fa con le diverse domus de Janas rinvenute, come ad esempio le domus di Santa Lucia e di San Marco.
Molto interessante e pressoché unica nel suo genere è la domus chiamata “Su Crastu de Sant’Eliseu”, ricavata all’interno di un enorme masso distaccatosi e rotolato da un costone del Monte Santo, con addirittura due piani, che venne usata per riti funerari nella sua origine, ma anche come chiesa in periodo successivo nell’età bizantina.
Un altro esempio di straordinaria imponenza che testimonia l’importanza dal periodo megalitico in Sardegna è il Dolmen “Sa Coveccada”, probabilmente quello più grande e meglio conservato di tutta l’isola. Ha una pianta quadrata, il materiale di costruzione è la trachite, pietra comune del territorio, è lungo 5 metri e largo 2,5 metri, anche l’altezza supera i 2 metri. La struttura presenta ancora la parete con l’ingresso, una porticina ad arco scavata nella pietra, mentre manca della parete retrostante e di una parte della copertura, ma ciò che rimane a coprire la parte anteriore del tempio megalitico, un lastrone in pietra spesso oltre 60 cm e del peso di svariate tonnellate, ci dà l’idea di quanto questo culto fosse forte in tempi antichi.
Relativamente all’età nuragica, il territorio di Mores è ricco di nuraghi anche ben conservati, soprattutto di struttura semplice ma si possono apprezzare anche importanti esempi di strutture più complesse e con più torri, alcuni anche con i resti dei villaggi circostanti. Non mancano neppure le tombe dei giganti.
Per quanto riguarda l’età romana, la testimonianza forse più importante e meglio conservata che è arrivata ai giorni d’oggi è il “Pont’Ezzu”, costruito sopra il fiume “Riu Mannu” per collegare Mores con Ittireddu. Delle tre arcate iniziali, oggi ne rimangono solamente due, costruite con blocchi di basalto che in certi tratti si alternano a blocchi calcarei.
Dal neolitico ad oggi sono forti le testimonianze dei passaggi antropici nel territorio di Mores, e questo soprattutto grazie alle sue fondamentali risorse naturali che hanno consentito gli insediamenti umani per un periodo storico così prolungato.
SUL TERRITORIO
Nuraghe Poddighe
Nuraghe Mendula
Dolmen Sa Coveccada
Nuraghe Nuraghetta
Nuraghe Tres Nuraghes
Nuraghe Ispaduledda
Grotta su Puttu Porchinu
NUMERI UTILI
FARMACIA GIUA
Via V. Emanuele, 79
Tel. 079 706063
CARABINIERI
Via S. Sebastiano da Horta
Tel. 079 706022
COMUNE
Piazza Padre Paolo Serra, 1
Tel. 079 707 9011
DISTRIBUTORE DI BENZINA
Corso V. Emanuele
Tel. 800 010 808
CONTATTACI
Puoi contattarci compilando il modulo sottostante o scrivendoci a infoinsidesardinia@gmail.com
Puoi contattarci compilando il modulo sottostante o scrivendoci a infoinsidesardinia@gmail.com
I tuoi dati sono al sicuro: il tuo numero telefonico e/o il tuo indirizzo mail saranno utilizzati solo ed esclusivamente per rispondere al tuo messaggio. NESSUNO SPAM DA PARTE NOSTRA!