NUGHEDU SAN NICOLÒ

FOTO provvisoria NUGHEDU SAN NICOLO’

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO

Paese prevalentemente collinare che fa parte della regione del Monte Acuto, caratterizzato da rilievi che hanno una media di 600 metri di altitudine sul livello del mare, ma che arrivano anche ai quasi 850 metri di altezza di “Monte Pirastru”, e da importanti boschi di querce che si alternano a conifere e ad altre latifoglie.

Sono diverse le sorgenti d’acqua e le fontane presenti a breve distanza dal centro abitato, e i fiumi che attraversano il paese e che fanno da confine con altri comuni. Nughedu confina a est con Pattada e per un certo tratto è proprio il “Rio di Chercos Longos” che segna la demarcazione naturale. Anche il confine sud-est con Bultei e Anela è segnato per un certo tratto dal “Rio Campanas”. Il paese confina a sud con Bonorva e per un breve tratto anche con Bono. Il confine occidentale è per intero col paese di Ittireddu, mentre quello settentrionale invece è con il territorio di Ozieri. Sono diversi i fiumi più o meno importanti che scorrono lungo il territorio di Nughedu, e ce n’è uno che lo attraversa da nord a sud denominato in due modi diversi. Nel tratto più a nord (che poi diventa “Rio Butule” nel territorio di Ozieri), chiamato “Rio s’Abba Salida”, per via delle sue caratteristiche acque salmastre, e “Riu s’Abba Niedda”, per la colorazione scura delle sue acque in quel tratto a sud del fiume che poi sfocia nel territorio di Bono. Nughedu infine è attraversato da nord a sud dalla strada provinciale 36 che da Ozieri conduce alla regione del Goceano.

IL PAESE

Visto dall’alto il paese sembra quasi avere la struttura di una stella a sei punte, con al centro la piazza principale, “Piazza Marconi”, sulla quale si affacciano alcuni palazzi nobiliari ottocenteschi, e da cui si apre una via che porta alla chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari, preceduta da una lunga scalinata con alla base il monumento ai caduti e tre monumenti ispirati all’età preistorica.

Nei pressi della piazza centrale c’è una fontana risalente al XIX secolo e costruita come una sorta di tempio, con delle bocchette sui quattro lati dalle quali si può attingere l’acqua, elemento essenziale di cui il paese è ricco.

L’architettura dei palazzi nobiliari testimonia l’importanza delle famiglie che vivevano a Nughedu, e che per le sue costruzioni traevano spunto da altre città importanti come Ozieri. Ne sono esempio i terrazzi coperti e sostenuti da colonne che di solito occupano l’ultimo piano del palazzo. Diverse statue e sculture in pietra contribuiscono ad una forma di abbellimento del paese.

Di una particolarità unica sono le case sulla roccia che si trovano all’ingresso del paese e ricavate dalla chiusura, con blocchi di pietra, di cavità già esistenti e che formavano i tre quarti del perimetro e spesso anche la copertura soprastante. Alcune di queste case nella roccia hanno addirittura due piani e mostrano interessanti elementi architettonici come portoni di ingresso ad arco, finestre architravate, e sculture in pietra che abbelliscono le facciate.

LE ORIGINI E LA STORIA

La presenza di insediamenti umani nel territorio di Nughedu è databile al neolitico recente, periodo conosciuto anche col nome di “Cultura di San Michele”, dal nome della grotta in cui furono ritrovati dei resti risalenti a circa 5000 anni fa. La grotta si trova in comune di Ozieri ma dista solamente pochi chilometri da Nughedu.
Sono numerose le “domus de Janas” sparse per il territorio che testimoniano il culto della sepoltura nell’immaginario della vita aldilà della morte.

Andando avanti nella cronologia dei ritrovamenti, vediamo che il territorio è ricco anche di Dolmens e Menhirs, simboli della cultura megalitica diffusa nell’età del rame, mentre dall’età nuragica sono pervenuti svariati nuraghi, tombe dei giganti, e pozzi sacri. Anche in periodo romano i ritrovamenti dicono che la presenza antropica era diffusa sul territorio, si ha un esempio nelle tombe e nelle strutture che si ipotizza facessero parte di una villa romana nei pressi della chiesa di San Cosma e Damiano. Anche numerosi ritrovamenti ceramici e dei manufatti in bronzo sono databili a quel periodo.

Gli anni successivi, sebbene presumibilmente abitati non hanno lasciato prove della presenza antropica, anche se questo è un fenomeno tipico di molte parti della Sardegna, e per ritrovare tracce dell’esistenza del paese si deve arrivare al condaghe di San Michele di Salvennor nel 1221, nel quale in un documento di compravendita si cita il nome di “Nuguedu”. I condaghi sono le prime fonti scritte che danno effettivamente traccia di ciò che succedeva nel territorio, e alcune ipotesi dicono che la presenza di monaci benedettini risale al XII secolo e che abitassero nei pressi della chiesa successivamente intitolata i santi Cosma e Damiano. Siamo nel periodo dei giudicati, Nughedu apparteneva al giudicato di Torres, il quale era suddiviso in distretti denominati curatorie. È interessante come nel condaghe si faccia menzione di un nobile che era il curatore di “Nuquetu”, e questo indica che il territorio e la villa di Nughedu erano il capoluogo della curatoria, addirittura più importanti della vicina villa di Ozieri, che divenne capoluogo solamente due secoli più tardi della curatoria del Monteacuto. Con la morte della giudicessa Adelasia che non lasciò eredi, nel 1259 si arrivò alla fine del giudicato di Torres.

Come pure altre ville del Logudoro, anche Nughedu passò nelle mani della famiglia genovese di Doria e poi in quelle della famiglia toscana dei Malaspina. A partire dai primi anni del 1300 e per circa un secolo ci furono continui scontri tra i giudici di Arborea e gli aragonesi per il possesso del territorio, e che terminarono nel 1421 con l’avvento degli spagnoli e l’inizio del periodo feudale, che durò per oltre quattro secoli. La prima famiglia spagnola che detenne il Monteacuto erano i “Centelles”, che governarono fino all’ultimo erede maschile nel tardo XVI secolo, dopodiché subentrò la famiglia Borgia. La dominazione spagnola si concluse nei primi anni del XVIII secolo quando in Sardegna arrivò la famiglia reale dei Savoia.

ETIMOLOGIA DEL NOME

Il paese fino a poco tempo fa veniva chiamato solamente Nughedu, trasformazione odierna del toponimo “Nuguedu” ritrovato nelle fonti scritte in tempi medievali, e che deriverebbe da una caratteristica territoriale, per la massiccia presenza di alberi di noci documentate fino al XX secolo. Il nome poi ha subito leggere trasformazioni, come “Nuguedo” “Nugueddu” o “Nugheddu”, per poi affermarsi nella denominazione che conosciamo oggi, la quale per via della presenza di un altro paese in provincia di Oristano chiamato ugualmente Nughedu, nella seconda metà del XIX secolo, ha visto aggiungersi l’appellativo di San Nicolò, che è il santo patrono del paese.

ECONOMIA

L’economia è basata principalmente sull’agricoltura e l’allevamento del bestiame, soprattutto ovino per la produzione di latte e derivati.

L’estrazione del sughero è molto diffusa grazie alla cospicua presenza di boschi di quercia da sughero.

Esistono anche delle piccole realtà imprenditoriali di tipo artigianale per la lavorazione del ferro, del legno, e del cuoio.

Per quanto riguarda il settore ricettivo, a Nughedu è presente un complesso formato da hotel, spa, piscina, e ristorante.

FESTE E SAGRE

Il Santo patrono di Nughedu è San Nicola di Bari, celebrato il 6 dicembre. Si narra che questo santo sia stato scelto come patrono del paese quando per un terribile maltempo proprio il giorno del 6 dicembre gli abitanti si invocarono al santo perché proteggesse il paese, che si salvò da una probabile devastazione.

A fine giugno si celebrano i santi Pietro e Paolo, si prepara un grande falò, e nei tempi passati proprio davanti al falò si stringevano dei nuovi rapporti personali conosciuti come “compare” e “comare” in cui persone dello stesso sesso oppure di sesso differente si impegnavano a costruire dei legami più forti tra di loro.

Pochi giorni prima invece si tengono le celebrazioni per San Giovanni Battista, e siccome anche questa in passato prevedeva l’accensione di un grande fuoco, negli anni più recenti le due feste di fine giugno sono state accorpate e insieme ad esse si svolge anche la sagra delle “panaffittas”, il tipico pane nughedese.

Ad agosto, precisamente la domenica e il lunedì seguenti il Ferragosto, si celebrano insieme Sant’Antonio Abate e Santa Lucia con festeggiamenti civili e religiosi. Sebbene nessuno dei due sia il santo patrono, questa è considerata la festa più sentita del paese.

Il 26 e 27 settembre, nell’omonima chiesa campestre si celebrano infine i santi Cosma e Damiano.

GASTRONOMIA

I piatti tipici di Nughedu sono fortemente legati al territorio, principalmente la coltivazione del grano che avveniva in pochi appezzamenti del territorio, ma che si poteva trovare facilmente nel vicino campo di Ozieri, distante solamente pochi chilometri. Il pane tipico è una spianata di forma rotonda spessa solo pochi millimetri che si può mangiare semplicemente come pane accompagnato da companatico, oppure come ingrediente nella preparazione delle cosiddette “panaffittas”, piccoli pezzi di spianata lasciata indurire appositamente cucinati nel brodo di carne e conditi con sugo di pomodoro, ragù, o altri ingredienti e consumati come primo piatto.

Un altro primo piatto tipico sono gli gnocchetti fatti a mano, anch’essi conditi preferibilmente con un ragù di carne, ma in tempi più recenti accompagnati anche da altri ingredienti.

I secondi piatti, soprattutto quelli per le feste, sono a base di carne, che a seconda dei periodi dell’anno possono essere un arrosto di maialetto o di agnello.

Sono numerosi i dolci che si preparano a Nughedu, molti dei quali in occasione delle ricorrenze annuali. Ad esempio, per Capodanno si preparano delle tortine e canestrelli ripieni di sapa di mosto d’uva. Per i festeggiamenti del carnevale, oltre alla classica favata con lardo, si preparano frittelle, “origliettas”, e “seadas”, mentre per Pasqua i dolci tipici sono ancora le “casadinas” cioè tortine ripiene di formaggio, e i “papassini”.

CHIESE E ARCHEOLOGIA

La chiesa parrocchiale è quella di San Nicola che si trova al centro del paese non distante dalla piazza centrale, ma in posizione dominante. L’edificio è moderno, costruito infatti intorno agli anni 60 del secolo scorso sulla pianta della preesistente chiesa omonima e su altri due edifici parrocchiali intitolati a Santa Croce e alla Madonna del Rosario, risalenti al XVII secolo, che vennero demoliti per permettere la costruzione del nuovo grande santuario. La facciata è in pietra trachitica verde e grigia a vista con un enorme arco che si riflette verso l’interno e che arriva quasi fino alla sommità superiore, con l’alto campanile quadrato, con orologi in quattro lati e tre campane, inglobato nella costruzione stessa. La scalinata che porta alla chiesa è imponente e già calpestando i primi scalini ai suoi piedi ci si rende conto della maestosità dell’intera costruzione. La pianta dell’edificio è a croce latina, con un’unica navata suddivisa da archi in tre campate che si aprono nelle cappellette laterali. Dietro l’altare, in una sorta di grande nicchia che gli fa da cornice, c’è il grande dipinto del maestro Aligi Sassu, che rappresenta San Nicola irradiato da un fascio di luce sopra una folla, nella quale si possono riconoscere anche personaggi importanti, e con la raffigurazione del paese di Nughedu sullo sfondo.

A nord della piazza centrale e non distante da essa sorge la chiesa di San Sebastiano, risalente al XVII secolo e recentemente ristrutturata, ha svolto la funzione di parrocchiale durante la ricostruzione della chiesa di San Nicola. Vi si accede tramite una scalinata, le pareti esterne sono semplici con uso della pietra come cornice al portone e per un arco soprastante. L’interno ha un’unica navata e l’altare in legno è stato composto con i resti delle chiese abbattute per edificare la parrocchiale.

Leggermente all’esterno del paese in posizione ovest sorge la chiesa di Sant’Antonio abate risalente al XVII secolo costruita in stile gotico anche se i rifacimenti frequenti nel tempo mostrano oggi una configurazione piuttosto differente. La facciata ha un ampio portone squadrato con un arco e un oculo soprastanti al di sopra dei quali si erge il campaniletto a vela, mentre l’interno presenta una navata unica.

In posizione nord-est rispetto al centro del paese c’è la chiesa di San Pietro, edificata in stile gotico-catalano tra il XV e il XVI secolo, è stata oggetto anch’essa di ristrutturazioni più recenti. È considerato il primo santuario del paese e oggi si presenta come una costruzione di colore rosa molto semplice esternamente e con un’unica navata interna divisa da archi in tre campate.

A circa 7 km dal paese direzione sud c’è la chiesa campestre dei Santi Cosma e Damiano. Edificata intorno al XIII secolo in stile tardo romanico, anche questa chiesa ha subito una forte ristrutturazione nel XVII secolo e altre nel corso degli anni, ma rimane una chiesa di medie dimensioni con un’unica navata centrale suddivisa in tre campate da archi.

Infine, l’ultima chiesa campestre nel territorio di Nughedu è quella di “Nostra Signora de su Canale”, chiamata così per via della località della vallata in cui si trova, è una chiesa molto recente, costruita circa un secolo fa in una posizione da cui si può ammirare e controllare l’intero paesaggio sottostante. Dista circa 12 km dal centro abitato in direzione sud.

Le testimonianze archeologiche sono state riscontrate soprattutto nella parte ovest e sud del territorio di Nughedu. Ne sono esempio i diversi nuraghi, alcuni molto ben conservati, le domus de Janas, i dolmen, i menhir, le tombe dei giganti e i pozzi sacri. A circa 8 km dal paese in direzione sud vi è la necropoli ipogeica denominata “Sa Domo ’e Pudda” (la casa della gallina), risalente a circa 5000 anni fa è composta da due tombe scavate nella roccia, in cui una è di dimensioni maggiori, al cui interno c’è anche una colonna e delle cellette laterali, l’altra tomba invece presenta lavorazioni interne come canalette per far scorrere l’acqua. A 1 km da questa necropoli, ne è stata ritrovata un’altra, la cosiddetta necropoli di “S’Istria” (il barbagianni), composta da quattro ipogei molto curati nei dettagli, come ad esempio le decorazioni a cornice e le pareti dipinte in ocra rossa, tant’è che si pensa ospitasse persone di un certo rilievo sociale, per esempio gli sciamani. Risalente all’nuragica, in località “Cuccuru Mudeju” è stato ritrovato un sacello composto da un filare di blocchi disposti a cerchio e un pavimento lastricato circostante. Durante gli scavi è stata anche rinvenuta la scultura di una testa di toro in trachite di cui si possono apprezzare gli occhi, le narici, e la parte superiore a cui dovevano essere collegate delle corna.

Particolarmente interessante nel territorio di Nughedu, non lontano dal centro abitato, è la grotta “Sa Conca ‘e S’Abba”, nome derivante dalla località in cui si trova. Ha un’estensione totale di 90 metri e riveste particolare importanza per le specie animali che ospita, tra cui vari tipi di insetti, pseudoscorpioni, e pipistrelli.

SUL TERRITORIO

Nuraghe Mannu

Nuraghe San Pietro

Nuraghe Pianu e Padres

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