OZIERI

Ozieri visto dall'alto

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO

Situato nella regione del Monte Acuto, il territorio di Ozieri racchiude al suo interno praticamente tutte le caratteristiche geomorfologiche che possono contraddistinguere un determinato luogo. Luogo di terre fertili nella porzione centro-settentrionale del territorio nel Campo di Ozieri, regione meglio conosciuta come piana di Chilivani, che condivide le sue caratteristiche con i territori di Mores e Ardara a ovest.

Confine ovest spartito anche con il territorio di Chiaramonti, con il quale confina altresì a nord, dove il lungo rilievo che arriva a superare i 600 metri di altitudine denominato “Sa Costa” forma uno sbarramento naturale che prosegue perfino oltre, delimitando, sempre a nord, anche il territorio di Erula. Da tale promontorio l’altitudine digrada rapidamente fino alla regione “Giuncos Longos” che segna il confine con Tula, delimitato per un certo tratto da uno dei fiumi che attraversano Ozieri, “Riu su Rizzolu”, che tocca il punto altimetrico più basso del territorio a circa 160 metri, e che va a immettersi nel lago del “Coghinas”, invaso che ricade per buona parte nel territorio di Oschiri e che segna l’ultimo tratto di confine a nord con Ozieri. Nel lago “Coghinas” si riversa anche un altro fiume, il “Riu Mannu”, forse quello più importante, che, arrivando da Ittireddu a sud attraversa per intero il territorio di Ozieri.

Il confine sud è condiviso anche con il territorio di Nughedu San Nicolò, con il quale Ozieri condivide anche un altro importantissimo fiume, il “Riu Butule”, insieme ai rilievi più alti di tutto il territorio che arrivano ai quasi 750 metri del monte “Littu”.

L’unico comune che confina a est con Ozieri è Pattada.

Nell’enorme territorio di Ozieri, di oltre 25 mila ettari, tra pianure, colline, montagne, pascoli e boschi fitti, vi sono anche giacimenti minerari di ferro, zinco, rame, e piombo, nonché i resti di una foresta pietrificata.

LA CITTÁ

Se ci mettiamo in piazza Garibaldi e guardiamo la città che si erge verso l’alto notiamo che il centro storico è proprio l’agglomerato di case di fronte a noi, come se questo fosse il centro di un anfiteatro che si estende a semicerchio in entrambi i lati in misura quasi uguale. Il lungo viale che da Piazza Garibaldi porta a Piazza Carlo Alberto è una delle tre ramificazioni che vanno a formare una sorta di Y e che hanno come punto centrale proprio la piazza Carlo Alberto, il vero e proprio centro storico della città, conosciuto anche come “Cantareddu”, per via di una piccola fontana lì presente. Il ramo sinistro della Y porta a “Fontana Grixoni”, nota anche come “fontana di Don Peppe”, da don Giuseppe Grixoni Sequi, il nobile ozierese che sovvenzionò la sua costruzione sul finire degli anni 70 del XIX secolo. In realtà sullo stesso punto una sorgente d’acqua esisteva già dalla fine del XVII secolo, e l’odierno monumento in marmo a forma di semicerchio ha una sorta di altare centrale con sei colonne, e in alto al centro il busto scolpito del nobiluomo finanziatore, mentre da sei bocchette in bronzo installate lungo tutta l’ampiezza del monumento, e da due statue in marmo di leoni poste alle estremità laterali sgorga continuamente l’acqua. Il ramo destro della Y conduce invece alla chiesa di Santa Lucia, voluta e finanziata dalla nobildonna Maria Lucia Sechi verso la fine del XIX secolo. Costruita sull’impianto preesistente della vecchia chiesa di Santa Lucia, di dimensioni minori e risalente a fine 1500, l’odierno santuario è in stile neoclassico con un portone squadrato sormontato da un grosso oculo ai cui lati si ergono due coppie di colonne. L’interno della chiesa presenta un’unica navata suddivisa da archi in due campate che si aprono lateralmente verso quattro cappelle, due per lato. Dal centro storico di “Cantareddu” e dallo sviluppo laterale di queste famose tre ramificazioni si è sviluppata piano piano la parte centrale dell’anfiteatro di cui abbiamo parlato in precedenza, inglobando ciò che prima erano gli orti di nobili famiglie trasformati poi in piazze, attorno alle quali sono state costruite le abitazioni. Lo sviluppo demografico ha portato all’espansione della città lungo le estremità dell’anfiteatro con costruzioni sorte sui fianchi delle colline in uno sviluppo del centro urbano che va in verticale e spesso anche con notevoli dislivelli.

Passeggiando per il centro, si nota che Ozieri è ricca di palazzi storici nobiliari soprattutto dell’Ottocento ma anche risalenti a epoche precedenti. L’esibizione della ricchezza raggiungeva il suo apice nelle colonne in stile neoclassico che sorreggevano loggiati e terrazze coperte. Ne sono importanti esempi i palazzi Mannu, Costi, Vigliaroni, e la villa Pietri.

La città di Ozieri offre oggi tutti i servizi utili alla comunità.

L’attenzione alla cultura è sempre stata uno dei punti fondamentali della città, sia con le scuole di ogni ordine e grado, sia con dei centri culturali, tra cui quello di San Francesco, che oggi ospita anche la biblioteca comunale. Il cineteatro intitolato a Oriana Fallaci contribuisce alla diffusione culturale sia con spettacoli di prose e danza che con la proiezione di film per una platea di oltre 250 posti.
Patria di alcuni tra i più importanti poeti improvvisatori del Logudoro di fine Ottocento, tra cui Antonio Cubeddu, Francesco Morittu e Giuseppe Pirastru, le piazze della città erano spesso teatro di gare di poesia estemporanea in lingua sarda che ospitavano poeti provenienti da tutti i paesi del circondario per gareggiare e far divertire, e allo stesso tempo contribuire all’arricchimento culturale della platea. Fu proprio grazie a queste figure che nel 1956 la città di Ozieri istituì il Premio di poesia sarda, che ogni anno premia l’autore di maggior spicco delle categorie proposte. Questo enorme bagaglio culturale e letterario è oggi fruibile nel Centro di Documentazione della Letteratura regionale con sede proprio al centro di Ozieri.

Nel quartiere denominato “Cappuccini” sorge l’ospedale civile intitolato ad Antonio Segni, ex presidente della Repubblica. La sua costruzione risale alla seconda metà del XIX secolo grazie ad una donazione da parte della nobildonna Maria Lucia Sechi. La struttura ha avuto diversi ampliamenti e oggi comprende quasi tutte le divisioni ospedaliere ed è un punto di riferimento per la sanità per tutto il Nord Sardegna.

A Ozieri sono visitabili anche le carceri, inglobate nel palazzo anticamente appartenuto alla famiglia Borgia, furono ampiamente utilizzate tra il XVI e il XVII secolo, mentre in tempi più recenti, fino a cinquant’anni fa, venivano utilizzate per reati minori, quali piccoli furti o molestie. Alle carceri si accedeva tramite il cortile interno del palazzo, verso celle anguste e umide, dove anche i tavoloni che fungevano da letto erano installati inclinati in modo da rendere scomodo ai carcerati anche il sonno. Per reati maggiori, fino al XVII secolo, il cortile era il luogo dove avvenivano le esecuzioni per i condannati a morte.
Anticamente la gestione delle carceri avveniva con una sorta di appalto, e chi se lo aggiudicava doveva badare alla custodia dei carcerati. Questi ultimi dovevano provvedere alla loro carcerazione con i loro stessi beni, e quindi si assisteva frequentemente a vendite di case o terreni, mentre i meno abbienti venivano condotti dal carceriere in giro per la città alla richiesta di elemosina che provvedesse al loro stesso sostentamento.

Il palazzo Borgia nel corso degli anni è stato riutilizzato per vari scopi e in tempi più recenti è stata la sede dell’Istituto Incremento Ippico della Sardegna. In origine era il Deposito cavalli stalloni, istituito nel 1874 con lo scopo di migliorare le razze equine, non solo per il lavoro quotidiano a cui contribuiva il cavallo, ma anche per usi bellici. È stato nei primi anni del 1900, dopo accurate selezioni e incroci, che si ottenne il cavallo più adatto, di taglia media, robusto ma anche agile, per i reggimenti cavalleggeri della fanteria. Nel tempo, il Deposito stava avendo notevole successo e stava allevando sempre più cavalli, tanto che la sede di Piazza Duchessa Borgia non bastava più per gli scopi, e nel 1921, grazie a diversi finanziamenti, tra i quali spiccano quelli del cavalier Luigi Comida, con donazioni monetarie ma soprattutto terriere, venne inaugurato l’ippodromo di Chilivani, con strutture idonee per il mantenimento e l’allevamento dei cavalli, e con la pista che da allora ospita ogni anno importanti corse anche a livello nazionale, tra cui il famoso Derby sardo. Dopo diverse vicissitudini dovute soprattutto alle guerre ma anche a periodi di scarsità economiche, visti gli elevati costi per il mantenimento degli equini per cui il Deposito rischiò addirittura la chiusura, fu a metà del secolo scorso circa che la Regione Sardegna, conoscendo l’elevato valore degli allevamenti equini, intervenne per sostenere l’attività del Deposito, dando vita all’Istituto Incremento Ippico sardo. Il palazzo Borgia oggi ospita anche il museo del cavallo che presenta un’ampia raccolta di documenti e foto storiche che riguardano questo bellissimo animale così legato a questa terra.

Di musei la città di Ozieri è piuttosto ricca. Il museo archeologico alle Clarisse, ospitato nell’omonimo convento, ha un percorso che partendo dalla preistoria e quindi dai ritrovamenti soprattutto nella grotta di San Michele, si sviluppa poi verso il periodo neolitico, con l’enorme mole di rinvenimenti nei numerosissimi nuraghi sparsi per tutto il territorio, e più recentemente verso il periodo romanico, specialmente con le testimonianze delle attività e dei commerci di questi popoli, fino ad arrivare al periodo medievale. Questo museo è comunque anche luogo di esposizioni temporanee, mentre una particolarità quasi unica è il suo sottotetto con pavimenti in vetro che permette di apprezzare il passato di questo edificio.
Vicino a Piazza Carlo Alberto ha sede il Museo Diocesano di Arte Sacra. Al suo interno ospita un percorso di fede che parte dal medioevo fino a oggi. Degne di nota sono due opere del famoso Maestro di Ozieri, il retablo di “Nostra Signora di Loreto” e il “Discendimento dalla Croce” che risalgono al XVI secolo.

Grazie alla ricchezza di terre fertili, a Ozieri non mancavano certo le piantagioni di grano, soprattutto quello duro per la produzione del pane. Come nella maggior parte dei paesi della Sardegna anticamente il pane si faceva in casa, ed erano diversi i mulini e i forni a legna utilizzati per la sua produzione. Proprio all’arte molitoria e alla panificazione oggi è dedicato un museo, con esposizione di strumenti e macine, alcune risalenti a oltre cent’anni fa e che affiancate al moderno mulino, mostrano l’evoluzione di questi utensili così importanti per la comunità Ozierese. Non lontano dal centro storico cittadino sorge un museo molto particolare chiamato La Taverna dell’Aquila. È un museo etnografico privato, visitabile su appuntamento, che include al suo interno sia minerali e fossili, sia una vastissima collezione di oggettistica che spazia tra vari settori economici e culturali della città, con arnesi utilizzati da medici e artigiani, pastori e militari, fino ad arrivare anche a oggetti religiosi e a libri di scuola in uso durante il Novecento, ma anche a una collezione di liquori e vini di varie epoche. A Ozieri sono presenti, infine, ma non certo per importanza, la pinacoteca cittadina e il teatro Mario de Candia, risalente a circa un secolo fa e oggi non più utilizzato.

La città di Ozieri ha anche due frazioni. La prima è sorta nella seconda metà del 1800 e si trova nel campo di Ozieri detta anche piana di Chilivani, da cui la frazione prende il nome. L’impulso per la nascita di questo insediamento venne dalla volontà di far passare la linea ferroviaria in questi luoghi a circa 8 km dal centro di Ozieri. Fu l’ingegnere Benjamin Piercy, che aveva l’incarico di realizzare la linea ferroviaria regionale, che scelse il luogo per la stazione di Chilivani più per interessi personali che per quelli della comunità, avendo egli stesso dei possedimenti terrieri nelle vicinanze. Questa frazione conobbe il maggiore sviluppo durante il secondo dopo guerra gli enti regionali che lottizzavano terreni e costruivano appartamenti, e conta oggi circa 300 abitanti.
La seconda frazione di Ozieri è quella di San Nicola, sorta intorno agli anni 70 del XX secolo, oggi ospita circa 3000 abitanti, si trova nella zona industriale a circa 3 km dal centro della città, e deve il suo nome a una chiesa lì presente, risalente al XIII secolo ed eretta proprio in onore di San Nicola.

LE ORIGINI E LA STORIA

La storia degli insediamenti umani nel territorio di Ozieri risale al neolitico antico con una datazione anteriore all’anno 4500 a.C. e lo sappiamo dal ritrovamento di un grande anello in pietra rinvenuto nella grotta di “Bariles”, a sud dell’odierna città. Sebbene in tutto il territorio siano stati ritrovati schegge e strumenti in selce databili all’età paleolitica, questo anello rappresenta una sorta di momento iniziale a partire dal quale le frequentazioni umane hanno consegnato agli studiosi dei ritrovamenti che segnalano una presenza di comunità quasi costante fino ai giorni nostri.

Gli scavi archeologici effettuati ai primi del 1900 nella zona dei Cappuccini hanno riportato alla luce una quantità di reperti soprattutto ceramici databili agli anni 3500-2700 a.C., epoca che corrisponde al neolitico recente, ma in Sardegna meglio conosciuta come periodo della Cultura di Ozieri o di San Michele. Ed è proprio la città che dà il nome a questa cultura, e nello specifico la zona in cui si trova questa grotta, nei pressi della chiesa di San Michele ormai scomparsa. La grotta, che ha una lunghezza totale di 160 metri ma dei quali solo un terzo è visitabile, ha restituito dei reperti di fondamentale importanza, tra i quali il famoso vaso decorato con una stella o un sole alla base e con elementi corniformi ai lati, simbolo di fecondità. È stata ritrovata anche una statuina di Dea Madre, vasi a ciotola e a collo sempre con decorazioni, ma anche punte di ossidiana, segno che la caccia era la forma di sostentamento principale, e infine ossa umane, che denotavano luoghi di sepoltura.

Gli insediamenti umani si notano anche grazie al ritrovamento di numerose Domus de Janas e templi megalitici, quali Dolmens e Menhirs sparsi su tutto il territorio, così come i numerosissimi nuraghi, sia semplici che complessi, alcuni con villaggi circostanti.

Le frequentazioni antropiche sono proseguite con soluzione di continuità durante tutte le epoche, fenicia, punica, fino all’età romana e al medioevo. È proprio intorno all’anno 1100 che si ha la prima testimonianza scritta del toponimo “Otigeri”.

Nel periodo dei giudicati, Ozieri apparteneva al Giudicato di Torres, nella curatoria (o distretto) del Monte Acuto, di cui era anche il capoluogo. Con la caduta del Giudicato ci fu un susseguirsi di lotte tra la famiglia dei Doria, gli aragonesi, e i giudici di Arborea per accaparrarsi il territorio, finché Eleonora di Arborea nel 1388 non risolse la questione a suo favore. Con la fine del Giudicato di Arborea nel 1420, come tanti altri territori della Sardegna, i feudi passarono nelle mani degli aragonesi, e vi rimasero fino alla guerra di secessione spagnola dei primi anni del XVIII secolo, terminata intorno al 1720, anno in cui in Sardegna arrivò la famiglia reale dei Savoia.

Già dal secolo precedente Ozieri era un luogo in costante sviluppo sia demografico che economico con diverse famiglie nobili e abitanti di un certo status sociale, tanto che nel 1836 Ozieri viene proclamata città dal re Carlo Alberto.

ETIMOLOGIA DEL NOME

Una teoria molto diffusa sulla nascita del nome di Ozieri è quella che poi riporta alla pronuncia in lingua sarda di “Ottieri” o “Uttieri” in chiaro riferimento al numero otto, che sarebbero stati i villaggi sparsi nel territorio in antichità e poi abbandonati per andare a formare l’insediamento che conosciamo oggi.

Nel condaghe di San Michele di Salvennor si ha menzione del toponimo “Otigeri”. Siamo nel XII secolo, in pieno periodo di dominazione romanica, e dall’analisi dei nomi di persone e dal confronto con l’evoluzione dei nomi di altri paesi sempre di derivazione romanica, si può affermare che l’etimologia di Ozieri potrebbe derivare dal nome di un ricco possidente che nel territorio in questione godeva di grande importanza e che potesse chiamarsi “Ottigerius”.

Un’altra teoria suddivide il nome in due parti, di cui la prima “Oti-” sarebbe di derivazione dal sardo “Uttìu”, “Guttìu”, “Buttìu” col significato di “goccia”, e la seconda parte “-eri” è un suffisso comune anche in altri paesi della Sardegna come Oniferi, Ortueri e gli antichi Liccheri (odierna Ghilarza) o Orgheri (antico nome di Buddusò). Se prendiamo il concetto di goccia o gocciolante, a Ozieri trova sicuramente riscontro nelle sue numerose sorgenti e fontane, quella di “Cantareddu” su tutte.

ECONOMIA

L’agricoltura e l’allevamento sono sempre stati un punto di forza dell’economia della città e continuano a esserlo anche nei tempi attuali con la meccanizzazione e ammodernamento delle aziende agricole, soprattutto nel cosiddetto Campo di Ozieri.

Il polo industriale e artigianale di Chilivani ospita numerose realtà che vanno dalla trasformazione di prodotti agroalimentari al settore edilizio e a quello dei motori. La città offre numerosi servizi e pertanto attira lavoratori anche da altri paesi per tutti i settori, da quello delle costruzioni, agli impieghi negli uffici e nell’ospedale.

Lo sport svolge un importante ruolo all’interno della comunità, richiamando atleti da tutto il circondario.

Anche il settore turistico è ampiamente sviluppato grazie ai numerosi beni e siti archeologici e architettonici che attirano sempre più visitatori. Tutto questo genera un indotto di una certa importanza per i settori a essi collegati, come la ricettività e l’accoglienza.

FESTE E SAGRE

Il Santo Patrono di Ozieri è Sant’Antioco, celebrato il 13 novembre ma festeggiato anche nel mese di maggio. La tradizione vuole che i fedeli si rechino alla chiesa campestre di Sant’Antioco di Bisarcio a piedi o a cavallo, e molti vanno dalla notte prima per i vespri. La festa era anche un’occasione di ritrovo per i concittadini, e di commercio soprattutto per i venditori ambulanti, che piazzavano le loro bancarelle nei pressi della chiesa per vendere soprattutto torrone e campanacci per il bestiame, ma anche accessori per i cavalieri. Il tutto accompagnato da pasti e buon vino.

Il calendario ozierese delle feste inizia con la celebrazione di San Giuseppe il 19 marzo.

Il mese di giugno è ricco di festeggiamenti, con le celebrazioni della Madonna delle Grazie, San Nicola e Nostra Signora di Monserrato, quest’ultima nella chiesetta situata sull’omonimo colle.

Una festa che non si svolge più, ma che affascina per i suoi rituali è quella di San Giovanni, il 24 giugno. Si ricordano ancora diverse tradizioni, diffuse anche in altri paesi, tra cui la formazione in tali giorni dei nuovi compari e comari, persone che con vari rituali si sceglievano per diventare in qualche modo più legati fra di loro. San Giovanni è anche protettore dei pastori e delle attività agricole, e ad esso sono legati riti propiziatori che servivano per la protezione e benedizione dell’intera annata agraria.

Il giorno di Ferragosto si celebra la Beata Vergine, mentre a metà settembre si onora la Beata Vergine del Rimedio con il comitato organizzativo che si occupa dello svolgimento dei festeggiamenti religiosi e civili, tra cui il concorso letterario che poi va ad assegnare il Premio Ozieri per la letteratura sarda.

La prima domenica di settembre ha luogo la sagra della Spianata e dei Sospiri, due preparazioni gastronomiche tipiche della città. Settembre è anche il mese dei Santi Cosma e Damiano, e di San Michele.

Un’importante fiera che si tiene a Ozieri nel mese di aprile è la Mostra Nazionale dei Bovini con la rassegna alimentare.

Il sabato a ridosso del 30 novembre si svolge l’ormai molto famoso evento chiamato “Su trinta ’e Sant’Andria”, dedicato all’assaggio del vino della nuova annata e alla scoperta delle cantine della città, con musica itinerante, negozi aperti fino a tarda notte, convegni e mostre.

GASTRONOMIA

Nelle grandi distese fertili di Ozieri si coltivava, e lo si fa ancora, il grano e tutti gli altri cereali per il sostentamento sia umano che degli animali. E grazie al grano duro e all’orzo si è creata una forte tradizione di pane. In ogni famiglia in casa c’era qualcuno che conosceva l’arte del pane, soprattutto erano le donne, ma anche gli uomini non disdegnavano questo lavoro. I mulini presenti in città permettevano a tutte le famiglie di macinarsi il proprio grano e poi impastarlo in diverse forme di pane, tra i quali il più diffuso e noto è ancora la “spianata”, una sorta di disco spesso pochi millimetri che ha la caratteristica di durare diversi giorni. Molto diffuse erano anche le “cozzule”, preparate perché duravano più giorni oppure nelle occasioni di feste e ricorrenze importanti. Sempre legati al grano, svolge un importante ruolo la preparazione della pasta e dei dolci. Gli gnocchetti e la pasta per la minestra, tipo fregola, sono le specialità più diffuse, insieme alle lasagnette.

Mentre per quanto riguarda il settore dolciario, Ozieri ha una varietà enorme di dolci, preparati per le numerose feste religiose ma anche per celebrare avvenimenti familiari. Si va dalle frittelle, le ciambelle e le “origliette” tipiche del carnevale, ai dolci pasquali come le “tericcas” e le “copulettas” con ripieno di sapa, le “casadinas” ripiene di formaggio fresco e i “papassini” e “amaretti” di mandorle. Tra i dolci che più richiamano la tradizione ozierese ci sono le “copulette” con ripieno di mandorle e i “sospiri”, palline di impasto che anch’esse annoverano le mandorle tra gli ingredienti.

CHIESE E ARCHEOLOGIA

La Cattedrale di Ozieri risale al XIII secolo, ma l’edificio come lo conosciamo oggi ha subito diversi rifacimenti a partire dalla sua struttura in stile gotico e le dimensioni molto minori, passando per l’ampliamento avuto nel XVIII secolo e per finire con i lavori alla facciata in stile neoclassico e gli ornamenti voluti dalla più recente finanziatrice, la nobildonna Maria Lucia Sechi, che sovvenzionò anche alti edifici storici e religiosi a Ozieri. La facciata ha un portone principale e altri due laterali sormontati da archi, che corrispondono poi al profilo dell’interno, una pianta a croce latina, composta da tre navate, una centrale e due laterali su cui poi si aprono tre cappellette per lato. La chiesa è abbellita da opere del Maestro di Ozieri, da sculture di artisti provenienti dalla scuola di Canova, e da un pavimento in marmo bianco.

Poco distante dalla Cattedrale sorge la chiesa della Beata Vergine del Rosario. Risale alla prima metà del XVII secolo e per più di cent’anni è stata la sede delle monache di clausura. Lo stile barocco in questa chiesa raggiunge il massimo della sua semplicità, già a partire dalla facciata quadrata con elementi strutturali essenziali. All’interno, la navata centrale ha una volta a botte e tre cappelle per lato. Anche le decorazioni e gli arredi sono piuttosto sobri.

La chiesa di San Francesco risale alla seconda metà del XVI secolo ed è oggi annessa al convento dei frati francescani. L’imponente facciata ha un portone squadrato e una finestra sovrastante che permette l’ingresso della luce all’interno. L’interno ha un’unica navata con cappelle laterali. L’altare in legno è quello originale di fine 1600, restaurato il secolo successivo, e ha lo stemma della famiglia nobile che contribuì alla sua costruzione. Un più completo restauro degli interni della chiesa avvenne a fine anni 70 del secolo scorso, si può ora notare uno stile moderno sia negli elementi strutturali che nelle forme artistiche delle pitture murali.

La chiesa della Beata Vergine di Monserrato fu costruita intorno alla fine del XVI secolo nella parte più alta di Ozieri sul colle che porta lo stesso nome. La facciata presenta due spioventi asimmetrici con un portone principale squadrato, sormontato da una lastra scolpita col nome della chiesa stessa.

La chiesa di San Sebastiano, edificata nell’omonima piazza nella parte nord della città, risale alla metà del XVII secolo. Il santuario ha un’architettura molto semplice a partire dalla facciata squadrata con un cornicione superiore, un piccolo campanile a vela e due piccole colonne che sporgono dalle estremità laterali. Il portone è anch’esso squadrato, e ha al di sopra un piccolo oculo per l’ingresso della luce all’interno. Interno che presenta una navata centrale unica che conduce a un altare in legno.

All’ingresso della città nella parte nord sorge la chiesa della Beata Vergine del Loreto, risalente alla seconda metà del XV secolo. Nel corso del tempo è stata dimora di diversi ordini di frati, tra cui Francescani e Cappuccini. La chiesa è stata ristrutturata diverse volte, anche in tempi recenti, presenta una facciata abbastanza semplice con un portone squadrato sovrastato da un arco e da un grande rosone. Il tetto è a due spioventi e ha alla sommità una grande croce in ferro. All’esterno della chiesa sulla destra c’è una curiosa costruzione dalle forme sinuose a cui è fissata una campana. L’interno invece presenta una navata unica suddivisa da archi in due campate. Apparteneva a questa chiesa il famoso retablo del maestro di Ozieri trasferito poi al Museo Diocesano.

Nella parte sud della città sorge la chiesa della Beata Vergine del Carmelo, costruita nei primi anni del XVII secolo. L’architettura è molto semplice a partire dalla facciata con un piccolo portone squadrato sormontato da una piccola nicchia a forma di arco e un piccolo oculo. Il tetto è a due spioventi e il grande timpano segue il profilo della copertura, che ha sulla sommità un bel campanile a vela. All’interno la navata unica è divisa da tre archi.

Risalente a fine XVI secolo e costruita in una viuzza centrale di Ozieri è la chiesa della Beata Vergine delle Grazie. Ha un’architettura molto semplice a partire proprio dalla facciata che presenta solo la cornice della copertura a doppio spiovente. Il portale architravato ha due colonne laterali, con al di sopra un timpano triangolare e una finestra rettangolare. La navata interna è unica termina con un presbiterio molto particolare in cui la volta è decorata con elementi a croce e a stella abbelliti da stemmi circolari.

Situata nel quartiere Cappuccini e annessa all’omonimo convento è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, in realtà meglio conosciuta come Nostra Signora del Rimedio. Costruita verso la fine del XVI secolo, è stata la cappella dell’ospedale quando questo era situato nel convento, mentre oggi è luogo di preghiera dell’ospedale civile Segni. La semplicità della facciata è abbellita da inserti lineari sia orizzontali che verticali come quelli che dalla base raggiungono la sommità della copertura, che ha invece delle forme sinuose. Anche il portone è la finestra soprastante sono squadrati. All’interno è presente un’unica navata con copertura a botte e con tre cappelle sul lato sinistro, la prima dedicata alla Madonna del Rimedio, la seconda alla Madonna e a San felice, e la terza dedicata sempre alla Vergine insieme ai santi Sebastiano e Francesco.

Chiudono la lista dei luoghi di culto presenti nel centro abitato di Ozieri la chiesa del Santo Bambino di Praga, e la chiesa di Santa Lucia già descritta in precedenza. Nel territorio di Ozieri sono presenti anche diverse chiese campestri. La chiesa campestre di Santo Stefano costruita tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, si trova a pochi chilometri dalla città, in località “Vigne”. Oggi la chiesa è in condizioni di rudere, si può notare la facciata con tetto a due spioventi e un campanile a vela. Il tetto è crollato in diverse parti e gli interni sono degradati, rimane un piccolo altare e alcune nicchie. La condizione di rudere è purtroppo comune anche per le altre chiese campestri nel territorio di Ozieri, ne sono esempio le chiese di San Luca, San Leonardo, Sant’Antonio, San Giovanni e Santa Croce.

La chiesa foranea per eccellenza nel territorio è la Basilica di Sant’Antioco di Bisarcio, patrono di Ozieri. Si trova a circa 15 km chilometri dal centro abitato, su una altura da cui si può controllare il territorio sottostante, e la sua costruzione in stile romanico è databile alla seconda metà dell’XI secolo, ma sappiamo che poco dopo la sua edificazione fu colpita da un incendio e fu ricostruita circa un secolo più tardi. Costituiva il luogo di preghiera degli abitanti del villaggio circostante prima che questo fosse abbandonato, con il trasferimento della popolazione a Ozieri verso il XIV secolo. La struttura appare perfettamente conservata e l’ultimo restauro, dopo il crollo di una parte della facciata e del portico a causa di un fulmine, ci ha restituito una costruzione asimmetrica in cui la parte destra originaria ci può dare l’idea di come si presentava l’intero prospetto frontale. L’intera basilica è costruita con blocchi di trachite, l’imponente facciata mostra il segno della suddivisione della costruzione in due piani, di cui al piano inferiore sono tre archi, finalmente decorati, con l’ingresso alla basilica dall’apertura centrale, e ai lati due grosse finestre anch’esse asimmetriche, di cui solo quella a destra conserva ancora la sua funzione originaria. La porzione superiore nella metà destra mantiene l’architettura autentica, con archi e capitelli che ci possono solo fare immaginare la bellezza che la basilica aveva in tempi passati. Anche le pareti laterali esterne sono ornate con i motivi ad archetto ripresi in tutta la struttura, mentre sulla parte a destra si erge un imponente campanile a base quadrata di cui manca la sommità, purtroppo crollata.
Dal portico si può accedere all’interno della basilica, oppure alle scale che conducono al piano superiore. Al piano inferiore troviamo una navata centrale e due piccole navate laterali sorrette da archi e colonne che slanciano la basilica verso un’importante altezza e fino alla copertura in legno della stessa navata centrale. L’intero pavimento è anche esso in pietra e ha sullo sfondo un piccolo altare e una statua del santo patrono della Sardegna. Al piano superiore ci sono invece tre ambienti utilizzati in passato per diverse funzioni, uno addirittura con la cappa di un camino, mentre il vano centrale con il suo altare era la cappella privata del vescovo di Bisarcio.

Le ultime due chiese foranee che si trovano in territorio di Ozieri sono la chiesa di San Nicola, nell’omonimo quartiere distaccato, e la chiesa del Sacro Cuore che si trova invece a Chilivani.

La ricchezza archeologica di Ozieri si manifesta nei suoi oltre 100 nuraghi, di struttura semplice, complessa, a corridoio, e con villaggi annessi, e nelle sue oltre 30 tombe di giganti, domus de Janas, grotte, e pozzi sacri.

SUL TERRITORIO

Nuraghe Maltinzana

Nuraghe Barvidu

Nuraghe Basacunnos

Nuraghe Bilimone

Nuraghe Burghidu

Nuraghe Columbos

Nuraghe Crabiles

Nuraghe Crastu Maiore

Nuraghe Cugono

Nuraghe Fratta

Nuraghe Funtanabria

Nuraghe Luzzanas

Nuraghe Meleu

Nuraghe Menta e Brenna

Nuraghe Monzu

Nuraghe Muronalza

Nuraghe Suelzu

Domus Conca Nicolitta

Domus Crastos

Domus Corona Alva

Domus Conca de Caddu

Domus Codinas

Domus Monte Lentizzu

Domus Monte Salattu

Domus Butule

Tomba Sa Segada

Tombe Su Sassu

Tomba Conca Nicolitta

Dolmen Montigiu Coronas

Chiesa S. Maria di Pianu

NUMERI UTILI

FARMACIA CALZIA PINTOR

Corso V. Veneto, 62
Tel. 079 787143

FARMACIA ME

Piazza Carlo Alberto, 1
Tel. 079 787049

FARMACIA BOGLIOLO

Via V. Emanuele, 1
Tel. 079 787676

CARABINIERI

Via Martiri della Libertà, 10
Tel. 079 781 0100

POLIZIA DI STATO

Via Vittorio Veneto, 48
Tel. 079 781 0000

GUARDIA DI FINANZA

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Tel. 079 770173

COMUNE

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