PADRIA

Padria visto dall'alto

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO

Paese prettamente collinare con dei rilievi che superano di poco i 400 metri di altitudine, con diverse porzioni di terreno pianeggiante, geograficamente il territorio di Padria si estende nella Media Valle del Temo, nell’estremità meridionale della regione del Logudoro.

Il centro abitato è stato costruito alle pendici di tre colli, San Giuseppe, San Pietro, e San Paolo, che secondo la tradizione proteggono il paese.
Padria confina a nord con i territori di Romana e Monteleone Roccadoria, a nord-ovest con Villanova Monteleone, a nord-est con Mara e Cossoine, a est e a sud con Pozzomaggiore, a sud-ovest con Bosa.

Il territorio è caratterizzato dalla presenza di diversi corsi d’acqua che poi vanno ad immettersi in quello più importante che è il Temo, il quale attraversa il territorio da nord a sud. Il confine a sud e a sud ovest è proprio segnato da un lungo fiume che cambia nome a seconda della località, che nell’ultimo tratto prende il nome di “Su Entale”, e che prima di riversarsi anch’esso nel fiume Temo verso Bosa attraversa un canyon lungo circa 2 km e abbastanza profondo da creare delle ammirevoli cascate.

IL PAESE

L’odierno paese si è evoluto a partire da un centro storico edificato sulle rovine della città romana “Gurulis Vetus” con un impianto strutturale e viario che convergeva verso la collinetta di San Paolo, su cui oggi si possono trovare i resti di ciò che in passato doveva essere una vera e propria acropoli. Ciò che rimane oggi è il complesso archeologico denominato “Su Palattu”, di cui si può notare una porzione del muro di cinta che aveva anche la funzione di terrazzamento, e i resti di un palazzo baronale costruito nel XV secolo dalla famiglia baronale De Ferrera quando acquisirono il feudo e la villa di Padria.

Nel centro storico del paese ci sono numerosi palazzi nobiliari dell’Ottocento che testimoniano il prestigio di cui godeva questo territorio. Anche le case comuni e più modeste mostrano comunque un culto della bellezza nei loro elementi ornamentali e negli architravi scolpiti sulla pietra dagli abili scalpellini presenti nel paese.

La ricchezza di reperti e ritrovamenti storici ha permesso l’istituzione del museo archeologico, che espone oggetti che risalgono al periodo prenuragico come vasi e punte risalenti alla cultura dei San Michele a Ozieri, reperti risalenti all’età del bronzo e al periodo degli insediamenti fenici e romani.

LE ORIGINI E LA STORIA

Diversi ritrovamenti archeologici, tra cui cocci e monete antiche, ci dicono che l’odierno paese di Padria è stato costruito sopra una preesistente città che risaliva al periodo dei Fenici e dei Cartaginesi.

Verso l’VIII secolo a.C. i Fenici avevano già stabilito delle basi lungo la valle del Temo e sfruttavano ampiamente questo corso d’acqua per i loro scambi mercantili. Sono proprio le monete di argento e di bronzo risalenti al V secolo a.C. rinvenute nel territorio di Padria che confermano gli insediamenti di questi popoli di navigatori e commercianti. Il nome di questo antico villaggio era “Gurulis Vetus”, in contrapposizione a “Gurulis Nova”, l’odierna Cuglieri, che è nata quando gli abitanti di Gurulis Vetus abbandonarono il vecchio insediamento e si spostarono verso sud per fondarne uno nuovo. Non si conoscono i motivi di questo abbandono e della migrazione, non si sa nemmeno il periodo esatto ma si pensa che sia avvenuto tra il III e il V secolo d.C.

Le scarse informazioni dei secoli successivi non ci permettono di affermare se il territorio fosse abitato e da chi. Bisogna arrivare al XII secolo per avere attestazioni scritte sulla villa di Padria, citata nel condaghe di San Nicola di Trullas. Tale documento dice che Padria apparteneva al giudicato di Torres e ricadeva nella curatoria di “Cabuabbas”, di cui era anche il capoluogo.

Dopo la caduta del giudicato avvenuta nel 1259 la villa passò nelle mani dei Doria, famiglia genovese presente in Sardegna da almeno un secolo prima, che si inserì all’interno delle istituzioni che governavano il territorio sardo attraverso una politica matrimoniale studiata in base agli interessi espansionistici su vari territori da annettere di volta in volta. Seguirono due secoli di scontri tra i Doria, gli Aragonesi e i giudici di Arborea, a cui seguirono altri quattro secoli, durante il feudalesimo, di tempi difficili in cui la maggior parte della popolazione faceva enormi sacrifici per poter soddisfare le richieste economiche di tributi che i feudatari pretendevano. Il malcontento subì un’accelerazione dal 1796 in poi con i moti antifeudali a cui il villaggio di Padria partecipò unitatamente agli altri villaggi ricadenti nel Logudoro, e che portò alla fine del feudalesimo nel 1839.

ETIMOLOGIA DEL NOME

Il nome dell’antico villaggio “Gurulis Vetus” deriva dal fenicio “Gurel” poi trasformato in Gurulis dai romani, che significava grande mansione. Mansione intesa come stazione di sosta nelle strade romane. “Vetus” deriva sempre dal romano e significa vecchio.

Quanto al nome odierno del paese, si annoverano almeno due teorie. Secondo la prima, gli abitanti di Gurulis Nova dopo diversi secoli ritornarono al villaggio di origine e lo rinominarono “Patria”, in memoria di ciò che era stato tempo prima. Un’altra teoria di tipo toponomastico attribuisce tale denominazione a partire dal nome di una località presente in molti comuni, che è “Su Padru” e che indica un terreno con caratteristiche di prato o giardino. Da tale appellativo della località, con leggere modifiche poi si sarebbe ottenuto il nome Padria che conosciamo oggi.

ECONOMIA

L’economia di Padria si basa soprattutto su agricoltura e allevamento di bestiame. Fino a qualche decennio fa la coltivazione di grano e cereali era alquanto sviluppata nel territorio, mentre ultimamente questi terreni stanno lasciando spazio a pascoli soprattutto ovini.

Per quanto riguarda l’aspetto turistico, la presenza di diversi palazzi nobiliari all’interno del paese attira la curiosità dei visitatori, mentre per gli appassionati di passeggiate, trekking e mountain-bike, sono numerosi i percorsi che permettono al visitatore di esplorare le bellezze naturali nel paese, e farli trattenere nelle varie strutture ricettive.

FESTE E SAGRE

La festa patronale in onore di Santa Giulia si tiene il 22 maggio. I festeggiamenti sia religiosi che civili si protraggono per diversi giorni grazie a un comitato che organizza e cura tutti gli aspetti della festa.

Altre celebrazioni onorano appieno Sant’Antonio sia il 17 gennaio che il 13 giugno e ancora il 2 ottobre.

Il 1° maggio si tiene invece una festa campestre in località “Serra ’e Mesu”, in cui un comitato si occupa di preparare il pranzo per tutta la comunità che si riunisce in questo momento conviviale all’aperto per godersi di uno dei primi assaggi di primavera.

GASTRONOMIA

La gastronomia del paese è molto legata a quello che offre il territorio, sono diversi i tipi di piatti a base di grano, quindi pasta fresca, gnocchetti sardi, ravioli. La stessa base di impasto utilizza anche per dolci tipici, come ad esempio le “Seadas”.

I piatti di derivazione animale comprendono tutti i tagli bovini e suini, incluse le ricette a base di interiora, come la cordula, la trippa, il sanguinaccio, e così via.

CHIESE E ARCHEOLOGIA

La chiesa parrocchiale di Santa Giulia risale al XVI secolo e, secondo la data scolpita sulla facciata, la sua inaugurazione avvenne nel 1520. La particolarità di questa chiesa è nella sua localizzazione, infatti è stata costruita nel punto dove sorgeva in periodo medievale un’altra chiesa databile al tardo XII secolo, che a sua volta ricalcava la pianta di un’altra chiesa precedente risalente addirittura al IV secolo. La facciata realizzata in blocchi di calcare provenienti da cave locali presenta un portone ad arco ornato da colonne e sormontato da un rosone con all’interno la stella di Davide. Alle estremità della facciata due speroni che seguono tutta l’elevazione hanno sia una funzione strutturale che ornamentale, con delle statue inserite a metà altezza e congiunte l’una all’altra da una decorazione con piccoli archi che poi vengono ripresi lungo il cornicione superiore del tetto a due spioventi. La chiesa è sostenuta nella sua lunghezza da contrafforti laterali all’interno delle quali sono ospitate le nove cappellette. Internamente si ha una navata unica suddivisa da cinque grandi archi con volte a crociera. L’aspetto più particolare della chiesa sta nel suo pavimento, che per metà navata è in cristallo e che mostra le antiche strutture portate alla luce dalla campagna di scavi.

Nella parte settentrionale del paese, ai piedi del colle San Paolo, è stata costruita la chiesa di Santa Croce. Anche per questo santuario abbiamo una datazione scolpita sulla pietra che riporta la data del 1543. La chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo ed è oggi un oratorio e sede della confraternita di Santa Croce.

Sul lato opposto del paese sorge invece la chiesa di Santa Maria degli Angeli, costruita attorno al convento francescano che si affaccia su una piazzetta. Conosciuta anche come la chiesa di Sant’Antonio, che viene onorato in questo santuario il 13 giugno e il 2 ottobre, ha una navata unica e sei cappelle laterali.

La ricchezza archeologica del territorio di Padria abbraccia epoche che partono addirittura dal periodo neolitico con le domus de Janas in località “Baddenare” e “Monte Ruggiu”. L’età nuragica ha visto numerosi insediamenti e ne sono la prova i nuraghi presenti in gran numero su tutto il territorio. Al periodo fenicio punico risale il bastione su cui poi è stato costruito il complesso monumentale di Su Palattu, mentre dal periodo della dominazione romana sono arrivati a noi tre ponti lungo il fiume Temo denominati “Ettori”, “Ulumu”, ed “Enas”, e l’antica miniera d’argento di “Salghertalzu”.

SUL TERRITORIO

Nuraghe Binza

Nuraghe Badde Rupida

Nuraghe Cheas

Nuraghe Mundigu

Nuraghe Biddighinzos

Nuraghe Narvonittu

Nuraghe San Sebastiano

Nuraghe Scala de Nughes

Nuraghe Comida ‘e Muru

Nuraghe Iscala de Nughes

Ponte Romano Ulumu

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