SILIGO

Panoramica del paese di Siligo

LOCALIZZAZIONE E TERRITORIO

Siligo è un paese della Sardegna nordoccidentale situato nella regione del Logudoro. Ha un territorio prevalentemente collinare, ma si trovano anche enormi distese pianeggianti e rilievi che raggiungono una certa altezza. Uno di questi è il Monte Sant’Antonio, che si affaccia sul centro abitato con i suoi quasi 600 metri di altitudine ed è la propaggine a nord del vasto altopiano del Monte Pelao che si estende su diversi paesi del Logudoro.

La cima più elevata presente a Siligo si trova nella parte sudorientale del territorio, il Monte Santo, che raggiunge i 734 metri di elevazione sul livello del mare, e per un breve tratto segna il confine con Mores. Sempre a est, ma leggermente più a nord, Siligo confina con Ardara, ed è in quest’area che si trova la pianura più estesa, derivante da un’opera di bonifica dei terreni avvenuta circa un secolo fa, e che dà il nome alla località, chiamata appunto “Bonifica di Paule” (“Paule” che significa “palude”).

Il lungo confine settentrionale di Siligo è con Ploaghe a nord-est, ed è una regione caratterizzata da altopiani e costoni boscati principalmente di quercia da sughero, per un breve tratto sempre a nord Siligo confina con Codrongianos, mentre a nord-ovest, nella vasta piana di “Campo Lazzari”, il confine è col territorio di Florinas. Per tutta la parte ovest, Siligo confina con Banari, invece a sud completano la lista dei territori confinanti Bessude e Bonnanaro.

Una vasta parte di territorio boscato vede la presenza di querce, soprattutto sughera, mentre alcune aree sono sfruttate per l’olivicoltura, e sporadicamente viticoltura. A nord del centro abitato si può trovare una curiosa coltivazione ad opera di un illustre scrittore di Siligo che ha deciso di creare una sorta di orto botanico con numerosissime specie di macchia mediterranea sia con portamento arboreo che arbustivo.

Siligo ha un’idrografia ampiamente diffusa, in tutto in territorio si trovano fiumi, rigagnoli, fontane e sorgenti, e addirittura anche acque minerali con proprietà curative.

La strada statale 131 attraversa il territorio di Siligo da nord a sud, e posizionandosi a nord, guardando verso sud si vedono i due altopiani, Monte Santo e Monte Sant’Antonio, un tempo uniti, ma ora solcati da una vallata formata dall’erosione che ha risparmiato i due rilievi per la loro composizione del suolo.

Un’altra formazione rocciosa molto interessante, sempre nella parte nord del territorio, nei pressi di “Monte Ruju”, in termini tecnici è chiamato “dicco”, ed è formato da materiale magmatico dello stesso Monte Ruju che è un vulcano spento, che si inserisce nelle fessure o nelle spaccature della roccia e che solidificandosi acquisisce una consistenza più dura della roccia circostante. Questa roccia può subire delle erosioni per via degli eventi atmosferici, lasciando invece intatto il dicco, che a Siligo ha la forma di una parete lunga circa 250 metri e che in certi punti può arrivare a un’altezza di 8, e viene chiamato “Su Muru ’e Ferru” (il muro di ferro).

Non molto distante da questa località, costeggiando la strada statale 131 ci si imbatte in diversi nomi di località, come ad esempio “Ponte Molino” o “Pala Molino”, che ci danno una chiara indicazione di ciò che era esistente da queste parti fino a poco tempo fa, mulini ad acqua che provvedevano alla macinazione delle farine e in alcuni casi producevano anche energia elettrica.

Poco più a sud si trova la regione “Mesu Mundu”, dove sono presenti i resti di una chiesa, una sorgente d’acqua, i resti di un acquedotto romano e un’area di sosta.

A breve distanza da quest’area, in località “S’Aspru” presso un grande complesso di edifici nati come casa colonica vi è la sede dell’associazione di volontariato chiamata “Mondo X Sardegna”, che da più di quarant’anni si occupa della lotta a fenomeni di tossicodipendenza accogliendo nelle sue strutture chi rimane vittima di dipendenze anche di vario genere sostenendo coloro che ne hanno bisogno con un percorso riabilitativo e di reintroduzione alla società.

IL PAESE

Il paese di Siligo visto dall’alto ha quasi la forma di una mezzaluna ed è attraversato interamente dalla strada provinciale 23 che lo collega a Bessude da una parte, e Banari e alla strada statale 131 dall’altra. Lo stesso tratto di strada all’interno del centro abitato è intitolato a Francesco Cossiga, nato a Sassari ma da famiglia originaria di Siligo.

Sempre lungo la via principale, oltre alla piazza e al belvedere Santa Vittoria, c’è la piazza dedicata a Maria Carta, cantautrice, scrittrice, attrice, figura politica e insegnante universitaria originaria di questo paese. A questa poliedrica artista è dedicato il museo omonimo che si trova a nord del centro abitato.

Ugualmente nella parte nord del paese si trova il belvedere “Su Runaghe”, una terrazza naturale che si raggiunge percorrendo in salita una ripida strada e che gode di una vista quasi a 360° sul panorama sottostante.

Nei pressi della piazza Maria Carta si trova uno dei planetari più grandi della Sardegna, e insieme all’osservatorio astronomico distante poche centinaia di metri dal centro abitato in direzione nord, fanno del paese di Siligo un importante centro di studi e ricerca su questo campo, oltre ad essere un luogo visitabile dal pubblico appassionato di questa materia.

Lungo la strada principale di Siligo c’è l’abitazione di un altro famoso personaggio locale, Gavino Ledda, conosciuto per aver scritto diversi romanzi di cui forse il più celebre è “Padre padrone”, un’opera tradotta in decine di lingue straniere e che è stata adattata allo schermo vincendo anche la Palma d’oro al festival di Cannes.

LE ORIGINI E LA STORIA

Le tracce più antiche di insediamenti umani rinvenuti nel territorio di Siligo risalgono all’epoca nuragica e si tratta di quasi una trentina di nuraghi, alcuni dei quali sono arrivati a noi in buono stato di conservazione. Dell’epoca romana medievale abbiamo testimonianze di almeno quattro villaggi. Uno di questi era sicuramente quello di “Villanova”, di cui oggi rimane ancora nella cartina il toponimo “Biddanoa” nella regione “Mesu Mundu”.

Gli altri villaggi si trovavano invece nei pressi di Monte Sant’Antonio ed erano conosciuti col nome di “Capula”, che comprendeva anche una fortezza, “Cherchedu”, che doveva trovarsi poco più a valle, e infine “Siloque” o “Siloghe”, ubicato invece nella zona odierna del Belvedere “Su Runaghe”. Di questi quattro villaggi i primi due non sono più esistenti, mentre per gli ultimi due si può ipotizzare una loro unione che ha formato negli anni il centro abitato che conosciamo oggi, e di cui alcune attestazioni scritte del nome di Siligo risalgono alla fine del XV secolo.

Durante il periodo dei giudicati, come anche altri villaggi dal centro Nord Sardegna, anche Siligo apparteneva alla giudicato di Torres nella curatoria di Meilogu, e vi rimase tale fino alla fine del giudicato avvenuta nel 1259, con il successivo passaggio di questi territori nelle mani della famiglia genovese dei Doria, che governarono per circa un secolo e che furono in seguito spodestati dagli aragonesi nella loro avanzata verso la conquista dell’intera Sardegna.

Seguirono circa quattro secoli di dominazione spagnola con il loro regime feudale a cui i poveri agricoltori non si potevano minimamente ribellare, e fu solamente verso la fine del XVIII secolo, durante i moti antifeudali, che gli abitanti del villaggio di Siligo si unirono a quelli circostanti per rovesciare questo duro sistema e ottenere qualche decennio più tardi maggiori diritti, che culminarono con l’abolizione del feudalesimo e l’istituzione della proprietà privata.

ETIMOLOGIA DEL NOME

Del nome di Siligo si sono accertate diverse grafie, soprattutto nel condaghe di San Nicola di Trullas e in quello di San Michele di Salvennero, nel quale è scritto talvolta come “Siloque”, “Siloce”, “Silogi”, “Silighis”, mentre il nome odierno, Siligo, ha la sua prima attestazione intorno alla metà del XIII secolo, ma anche gli altri toponimi continuano a coesistere negli anni.

Alcune teorie attribuiscono l’origine del nome partendo dalla radice “Sil-” che significa “corso d’acqua”, che in effetti sul territorio sono ben presenti. Altri studiosi indicano come origine le parole latine “Siligo Ginis”, che indicano i prodotti della mietitura, ritenuti molto pregiati e abbondanti in queste pianure.

ECONOMIA

L’economia del paese si basava fino a pochi decenni fa sulla coltivazione delle terre, e il grano era ampiamente diffuso come coltivazione principale. Più recentemente si è sviluppato l’allevamento di bestiame, e sono presenti delle aziende agricole di una certa importanza. A Siligo, vista la nutrita presenza di quercia da sughero, c’è anche una discreta economia basata su questo prodotto, che viene estratto e lavorato per ottenere prodotti come tappi e materiali da isolamento.

Nella zona industriale di Siligo sono presenti diverse attività che operano principalmente nel campo dell’edilizia, mentre a breve distanza dal paese è molto attivo il settore della floricoltura con delle serre attrezzate allo scopo. La lavorazione della trachite rossa, pietra locale molto comune, impiega alcuni artigiani.

Il settore turistico è abbastanza attivo, con delle manifestazioni ed eventi sui personaggi illustri del paese, e con strutture ricettive che permettono il pernottamento.

FESTE E SAGRE

La festa patronale a Siligo è quella in onore di Santa Vittoria, che ricade il 23 dicembre, giorno in cui ci sono più che altro i festeggiamenti religiosi, che si ripetono insieme a quelli civili la terza domenica di maggio, con serate ed eventi musicali.

Il lunedì di Pasquetta si tengono i festeggiamenti per Sant’Elia ed Enoch nella chiesa a loro dedicata sull’altopiano del Monte Santo. I fedeli si recano alla chiesa a piedi lungo un percorso tortuoso e ripido che può durare anche diverse ore, e questo è l’unico modo di raggiungere il santuario. Negli ultimi anni questo viaggio si può fare anche in elicottero, comodo mezzo di trasporto che evita di arrampicarsi sul costone del monte.

Un’altra festa molto sentita dagli abitanti di Siligo è quella che celebra San Vincenzo Ferrer e che si svolge nella chiesa campestre dedicata al Santo l’ultima domenica di agosto. I festeggiamenti religiosi includono i vespri e la messa nella chiesa campestre e una processione dei fedeli sia a piedi che a cavallo che accompagnano la statua del Santo lungo le vie del centro abitato. I festeggiamenti civili invece comprendono serate musicali ed eventi culturali e folcloristici, tra cui una serata dedicata al poeta estemporaneo Gavino Contini, il tutto organizzato da un comitato che cura tutti gli aspetti della festa.

Oltre alle feste legate alla religione, a Siligo si tengono anche diverse sagre ed eventi culturali.

A settembre si svolge la manifestazione “Premio Maria Carta” dedicata ai nuovi artisti emergenti nei vari settori culturali, tra cui una rassegna canora con musicisti provenienti da ogni parte del mondo, mentre a dicembre si tengono due giorni dedicati alla sagra della salsiccia, generalmente nei giorni dell’Immacolata, il 7 e l’8 dicembre, durante i quali questo prodotto tipico locale viene messo in luce, con degustazioni e accompagnamenti a varie ricette, ma anche con eventi gastronomici e mostre complementari.

GASTRONOMIA

La salsiccia con la sua ricetta tradizionale di Siligo è certamente uno dei piatti da degustare in paese, ma a essa si aggiungono tanti altri piatti tipici.

Si va dai primi piatti di gnocchetti o ravioli conditi con un ragù di carne, le zuppe di verdure, dei generi di pane che si cucinano come se fossero pasta, per passare ai secondi piatti, tra cui gli arrosti di carne e le varie ricette in cui si preparano le varie parti interne della bestia.

Anche i dolci sono numerosi a Siligo, “papassinos”, “tericas” e “copuletas” sono solo alcuni esempi.

CHIESE E ARCHEOLOGIA

La chiesa parrocchiale di Siligo è quella intitolata a Santa Vittoria. Si trova nella via principale del paese e la sua costruzione si colloca tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, essendo oggetto di ristrutturazioni in periodi successivi. L’ampia facciata si presenta con una parte centrale in blocchi a vista e due colonne che si estendono per tutta l’altezza dell’edificio e con un terminale a pinnacolo e sono unite da un cornicione superiore incurvato. Il portone ad arco è incorniciato da due semicolonne laterali e un timpano superiore. Al di sopra trova spazio una finestra rettangolare. Le due parti alle estremità laterali della facciata sono invece intonacate. Gli interni corrispondono a ciò che si può notare esternamente nella facciata, una grande navata centrale, e due navate laterali. Le coperture sono a botte e i diversi ambienti sono comunicanti da aperture ad arco.

A poche decine di metri di distanza dalla parrocchiale sorge l’oratorio di Santa Croce, che risale al XVII secolo. È una struttura abbastanza semplice con una facciata in blocchi di trachite, un portone ad arco sormontato da una finestrella rettangolare e con un campanile a vela laterale. All’interno, l’unica navata è suddivisa da archi in tre campate.

Le chiese campestri a Siligo sono più numerose di quelle all’interno del paese, di alcune si possono notare solo dei ruderi, come quelle di San Pietro, San Leonardo e San Bartolomeo, mentre altre si conservano molto bene.

Quella più antica risale addirittura al VI secolo ed è la chiesa bizantina di Santa Maria di Bubalis, o di Nostra Signora di Mesumundu, distante circa 3 km dal centro abitato in direzione nord-est. La struttura ha subito delle modifiche durante i secoli anche se conserva gli originali materiali di costruzione cioè mattoni alternati a blocchi di basalto. L’ambiente principale è formato da una cupola con delle aperture nella parte superiore per l’ingresso della luce. Alla torre principale, che presenta due piccoli absidi, sono annessi due ambienti che probabilmente dovevano avere la funzione di cappelle laterali, anch’esse dotate di finestre.

A breve distanza da questa, sorge un altro luogo di culto molto importante per Siligo, la chiesa di San Vincenzo Ferrer. La struttura originaria dovrebbe risalire intorno al XII secolo e si trattava della chiesa parrocchiale dello scomparso villaggio di Villanova. Dopo diverse ristrutturazioni e ampliamenti oggi abbiamo un edificio di grandi dimensioni con una facciata a capanna esteticamente molto semplice, un portone incorniciato da blocchi in pietra e con un grande rosone soprastante. Una croce in pietra sulla sommità della copertura e un campanile a vela completano la struttura frontale, mentre le pareti laterali sono sorrette da massicci contrafforti. Anche gli interni sono molto semplici, vi è infatti una sola navata centrale.

L’ultima chiesa campestre nel territorio di Siligo ancora utilizzata nelle sue funzioni è quella sull’altopiano del Monte Santo intitolata ai santi Elia ed Enoch. L’impianto originario risale alla seconda metà dell’XI secolo e aveva una navata unica, ma dopo circa un secolo si decise di ampliare la struttura demolendo una parete laterale e aggiungendo una seconda navata in modo da poter dedicare una navata a ciascun Santo. Esternamente la facciata, di estrema semplicità estetica, si presenta completamente intonacata e ha un portone ad arco incorniciato da blocchi in pietra, e sulla sinistra una finestra a forma di croce. All’interno le navate sono suddivise da archi in quattro campate.

I ritrovamenti archeologici sono molto numerosi e diffusi praticamente in tutto il territorio di Siligo. Da nord a sud si contano più di 25 nuraghi, di cui la maggior parte sono monotorre, e uno, il nuraghe Conzattu, è una struttura complessa, con una torre centrale, tre torri laterali e un bastione. Lo stato di conservazione non è ottimale, e la pianta si può notare solo marginalmente con la maggior parte della struttura ancora da scavare.

L’area del monte Sant’Antonio è molto interessante dal punto di vista archeologico, con due nuraghi, un pozzo sacro, e i resti di un insediamento antropico. È qui che secondo gli studiosi si dovevano trovare il castello di Capula e la chiesa di Sant’Antonio Abate, di cui oggi si possono vedere solo dei ruderi.

SUL TERRITORIO

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